Le misteriose origini del popolo etrusco
nazionalista di storico romano e saluta nell‘Etruria la prima potenza apparsa in Italia. „Prima dell‘insediamento
della potenza romana, gli etruschi avevano esteso lontano il loro dominio sulla terra e sul mare. I nomi stessi
La storia dell‘Etruria resta per molti punti misteriosa. possediamo certo alcuni documenti scritti proprio in
dei due mari, il mare superiore e il mare inferiore che circondano l‘Italia come fosse un‘isola, testimoniano la
lingua etrusca. Ma questa lingua resta indecifrabile, ostacolo enorme per uno studio storico diretto del popolo
potenza di questo popolo“. Il confronto tra Greci ed Etruschi Paese della penisola italica potente e prospero a
etrusco. L‘etruscologia tenta di colmare questa lacuna sfruttando al massimo i dati moderni dell‘archeologia
un tempo, l‘Etruria allargò i suoi rapporti sia commerciali sia politici con i grandi focolai mediterranei, Grecia,
e facendo uno studio critico degli antichi autori, greci e latini, che hanno scritto la storia dell‘Italia preromana.
Fenicia, Cartagine. E fu grazie agli etruschi che l‘Italia si aprì alle infl uenze esterne. „L‘Etruria“, scrive lo storico
Tenteremo a nostra volta di stabilire una cronologia e un quadro dei fatti noti della storia del popolo etrusco,
Léon Homo, „comincia così ad assicurarsi in tutta l‘Italia quel ruolo d‘iniziatrice che resterà il suo appannaggio
basandoci sia sugli studi moderni, sia sui testi dell‘antichità. „Nel momento in cui l‘Oriente svolge i suoi fasti
e costituirà la sua potente originalità“. Nella penisola, i soli rivali degli etruschi sono i Greci, stabilitisi nell‘VIII
nei templi e nei palazzi.“ Senza dubbio sono molteplici le controversie a proposito dell‘origine di questo
secolo sulla costa meridionale e in Sicilia. Qui le colonie Greche erano numerose: dopo la fondazione di Cuma,
popolo, diciamo però, per semplifi care, che gli Etruschi fecero la loro comparsa nell‘Italia centrale verso la
la più antica delle colonie della Magna Grecia, erano sorte Nasso, Siracusa, Catania, Megara, Metaponto,
fi ne del X secolo a.C. Stabilitisi dapprima sulla costa occidentale della Penisola, i nuovi venuti si stabilirono
Pandosia, Sibari, Crotone, Taranto. Uomini di una civiltà evoluta stabilitisi da vari secoli sulle rive del mar
solidamente nel paese, costruendovi vere cittadine, le prime d‘Italia. Queste città costituiscono la più notevole
Egeo, gli emigranti greci portarono in Italia i loro costumi, la loro fi losofi a, il loro urbanesimo, le loro tecniche e,
innovazione introdotta dagli etruschi nel mondo occidentale. Esse simboleggiarono l‘entrata dell‘Occidente,
soprattutto, cosa fi no a quel momento sconosciuta in Italia, l‘alfabeto. Dopo essersi molto presto arricchite, le
e particolarmente dell‘Italia, nell‘era della civiltà. La conquista etrusca segna così una tappa decisiva nella
colonie greche acquistarono anche una grande importanza politica. Tuttavia l‘infl uenza greca non penetrò in
storia della penisola italiana e dell‘intero occidente. Prima dell‘arrivo di questo popolo, il contrasto tra il bacino
profondità nel territorio e tra le popolazioni italiche. I Greci si accontentarono di un insediamento solido sulla
orientale e il bacino occidentale del Mediterraneo era sorprendente, come appunto nota Alain Hus: „Mentre
costa, respingendo le popolazione autoctone verso l‘interno delle terre. Un confronto tra i Greci e gli Etruschi:
il Mediterraneo orientale ci offre lo spettacolo delle più brillanti civiltà che la terra abbia conosciuto“, scrive
questa fu la situazione in Italia alla fi ne dell‘VIII secolo e all‘inizio del VII secolo a.C. In mezzo a numerosi
quest‘autore, „mentre l‘Egitto, Creta, la Grecia, la Mesopotamia accedono a un grado di cultura e di ricchezza
popoli poco evoluti campeggiavano due grandi focolai di civiltà, l‘Etruria nell‘Italia centrale e la Magna Grecia
che ci stupisce, la terra italica resta perduta nella notte della preistoria. „Nel momento in cui l‘Oriente svolge
nel meridione e in Sicilia, i cui interessi entrarono ben presto in confl itto. L‘espansione etrusca La guerra tra
i suoi fasti nei templi e nei palazzi di Luxor e di Cnosso, l‘uomo italico si rintana nelle caverne. Nel momento
Etruschi e Greci ebbe luogo all‘inizio del VII secolo. Gli Etruschi, in pieno sviluppo, partirono alla conquista di
in cui l‘Oriente si nutre di pietanze rare e raffi nate, si veste di stoffe sontuose, si orna di gioielli sfavillanti,
nuovi territori e di nuovi sbocchi commerciali. I fondaci greci, con le loro ricchezze, furono i primi obiettivi presi
l‘uomo dell‘Occidente, coperto di pelli di animali, passeggia a pancia vuota inseguendo gli animali selvatici“.
di mira. Per due secoli, dal VII al V secolo a.C., questa espansione avvenne in tre direzioni: a sud, verso l‘Italia
Progressiva nascita dell‘Etruria Al loro arrivo sul suolo italico, gli emigranti etruschi possedevano dunque le
meridionale, ossia la Magna Grecia, a ovest, verso il bacino occidentale del Mediterraneo, a nord, verso la
conoscenze e i mezzi materiali che avrebbero permesso loro di affermarsi come i padroni di un mosaico di
pianura del Po. Ma, lungi dall‘essere un‘azione concentrata tra le varie lucumonie, o città-stato, dell‘Etruria,
popoli semipreistorici. Ma l‘insediamento e lo sviluppo delle varie città etrusche, che avrebbero formato l‘Etruria
la conquista etrusca non era altro che l‘azione singola di ogni città che agiva per proprio conto. L‘espansione
sarebbe stata un‘opera di largo respiro, compiuta dagli Etruschi in due secoli, dal X al VIII secolo a.C. Stabilitisi
verso sud fu condotta in modo naturale attraverso le metropoli meridionali, Tarquinia, Caere, Vulci, Veio,
dapprima a Tarquinia, la più antica delle città etrusche, vicino al mar Tirreno, i nuovi venuti esplorarono la zona
mentre a nord, sarebbe poi stata diretta da Volterra, Arezzo, o Cortona. La prima espansione etrusca, partita
costiera, dove fondarono Veio, Caere, Vetulonia, Vulci. Poi si avventurarono verso l‘interno, respingendo le
da Tarquinia e da Caere, spinse gli Etruschi a combattere dapprima contro le tribù del Lazio, poi contro i Greci
popolazioni indigene verso la catena degli Appennini. Così, nel bacino del Tevere, nacquero i centri urbani di
della Campania. La Campania, che formava il retroterra delle colonie greche di Cuma e di Napoli, era molto
Volsinii, Chiusi, Perugia, Cortona, e, vicino all‘Arno, a nord-est, Arezzo. A poco a poco, per quasi due secoli, si
famosa per la ricca agricoltura e il fi orente allevamento. Dopo aver tentato di impadronirsi delle città greche,
costituì così, città per città, regione per regione, il dominio etrusco vero e proprio, che va dall‘Arno al Tevere.
dove si scontrarono con un avversario più forte di loro, gli Etruschi si limitarono a occupare le terre dell‘interno.
La lenta conquista etrusca nel corso di questa prima tappa si compì molto facilmente. In origine, gli Etruschi
L‘occupazione della Campania da parte degli Etruschi sarebbe durata più di un secolo, periodo durante il quale i
sembra formassero solo un piccolo gruppo di emigranti, un nucleo di dirigenti. Ma mano che il territorio di
conquistatori tentarono sporadicamente di impadronirsi anche delle città costiere, ma senza successo. Alla fi ne
estendeva, essi dovevano assimilare le popolazioni conquistate nella „etruschizzazione“, che i conquistatori
del VI secolo, una grave disfatta dell‘esercito etrusco davanti alla colonia greca di Cuma avrebbe determinato
proseguirono con pazienza e prudenza. Un vasto programma di sistemazione del territorio Parallelamente
l‘arresto dell‘espansione etrusca nell‘Italia meridionale. Pur non essendo riusciti a insediarsi stabilmente sulle
all‘impresa di fusione e dell‘integrazione delle popolazioni autoctone, gli Etruschi applicarono anche un vasto
coste dell‘Italia meridionale, gli Etruschi poterono tuttavia, nel corso di questo periodo, fare pressione, a partire
programma di valorizzazione dei territori conquistati. Tuguri e capanne sparirono, sostituiti da centri urbani con
dai loro possedimenti in Campania, sui coloni greci. La minaccia etrusca divenne ancora più forte quando,
abitazioni nuove, ben allineate. Bravi ingegneri, abili costruttori e idraulici di fama, gli Etruschi dissodarono
all‘inizio del VI secolo, l‘Etruria costituì una potente fl otta. Abili marinai, gli etruschi fi gurano ben presto come
la foresta sui contrafforti degli Appennini, bonifi carono le paludi, regolarizzarono i corsi d‘acqua, drenarono
la terza potenza marittima, a fi anco dei greci e dei Cartaginesi, nel bacino occidentale del Mediterraneo. Da
le pianure. grazie a un lavoro continuo e accanito, l‘agricoltura, il commercio e l‘industria conobbero un
quel momento, un incessante confl itto contrappose le fl oride città greche come Cuma, Marsiglia o Siracusa
prodigioso sviluppo. Per quanto riguarda l‘industria, l‘Etruria abbondava di minerali, soprattutto rame e ferro,
alle ambizioni marittime etrusche. Nel 560, i greci della Ionia fondarono una nuova colonia in Corsica,
che esportava in Grecia, a meno che gli artigiani non lo lavorassero nel paese stesso, soprattutto a Populonia,
Alalia. Andando ad aggiungersi alle colonie greche già esistenti nella Magna Grecia, in Gallia, nell‘Africa del
a nord, sulla costa, dove gli Etruschi avevano insediato importanti fonderie. Gli artigiani etruschi fabbricavano
Nord e anche sulla costa ligure, quest‘ultima città sembrò chiudere il cerchio dell‘infl uenza marittima greca
tripodi, lampade, utensili di ogni tipo, molto richiesti in Grecia e persino in tutto l‘Oriente. Altrettanto famosi
emarginando l‘Etruria. Gli Etruschi per poter salvare il loro accesso al mar Tirreno, dovevano spezzare questa
nei paesi mediterranei erano i gioielli, le ambre, le terrecotte provenienti dall‘Etruria. L‘agricoltura etrusca,
morsa a ogni costo. L‘alleanza con Cartagine sarebbe stata per loro un prezioso aiuto. All‘inizio del VI secolo, la
anch‘essa assai fl orida, esportava le eccedenze dei suoi prodotti, soprattutto di cereali, in Grecia. In cambio
colonia fenicia dell‘Africa prese a sua volta un grande slancio, ma questo sviluppo fu poi minacciato e ostacolato
dei prodotti agricoli e industriali, l‘Etruria chiedeva alla Grecia e ai paesi dell‘Oriente prodotti fi niti, oggetti di
dai Greci. Etruschi e Cartaginesi si coalizzarono dunque contro il nemico comune, i Greci. Dopo numerose
arte utilitari (fl aconi, vasi) o decorativi, (avori, scrigni, gioielli) e mercanzie di lusso come ricche stoffe, profumi o
scaramucce, nel 540, ad Alalia, si svolse una battaglia decisiva. Questa battaglia fu la prima vera battaglia
materiali preziosi. Così Etruria, Grecia e paesi dell‘Oriente formavano i tre poli di un intenso traffi co commerciale
marittima di cui l‘antichità ci abbia conservato ricordo. Il grande storico greco Erodoto racconta: „Poiché i greci
nel bacino del Mediterraneo. Il risultato raggiunto dagli Etruschi in due secoli fu notevole. All‘inizio del VII secolo
di Alalia commettevano ratti e saccheggi tra tutti i popolo vicini, Etruschi e Cartaginesi conclusero un trattato
a.C., la prosperità economica dell‘Etruria offriva un sorprendente contrasto con la povertà e lo stato primitivo
ed entrarono in guerra con una sessantina di navi. I Greci armarono le loro, una sessantina anche queste, e si
dei popoli italici delle regioni circostanti come il Veneto, la Romagna, l‘Emilia, l‘Umbria o il Lazio. Queste
portarono davanti al nemico sul mare di Sardegna. S‘ingaggiò un combattimento navale e i Greci riportarono
regioni delimitavano allora i confi ni dell‘Etruria. Il paese etrusco aveva raggiunto in quell‘inizio del VII sec. I suoi
un‘amara vittoria: quaranta delle loro navi furono distrutte, e le venti che restarono si trovarono fuori uso, con
limiti naturali: Appennini a nord e a est, mar Tirreno a ovest, Tevere a sud. All‘interno di quel territorio, si era
gli sproni contorti. Essi ritornarono ad Alalia, presero a bordo donne e bambini e tutto ciò che potevano portare
compiuta la fusione tra i conquistatori etruschi e le popolazioni indigene. Assimilando le tecniche e il modo di
via di bagagli, abbandonarono la Corsica e fecero vela verso Reghion. Cartaginesi ed Etruschi si divisero
vivere di una civiltà che era loro incontestabilmente superiore, gli elementi umbri e liguri si erano „etruschizzati“.
coloro che si trovavano sulle navi distrutte. Gli abitanti di Caere ne ebbero il maggior numero; li condussero
Aumentò così, in modo non trascurabile, il potenziale umano dell‘Etruria. E l‘Etruria, dopo l‘unità geografi ca,
fuori della loro città e li lapidarono“. La vittoria fi nale toccò in sostanza agli Etruschi e ai Cartaginesi; dopo la
realizzò la sua unità umana ed etnica. Tutte le condizioni materiali si trovarono allora unite per la nascita di una
partenza dei Greci dalla Corsica, gli Etruschi si insediarono nell‘isola, di cui sfruttarono le risorse come la cera,
grande civiltà. Infatti, all‘alba del VII secolo a.C., la civiltà etrusca si sviluppò improvvisamente. Come fa notare
il miele o il legno. Consolidando la loro alleanza, etruschi e Cartaginesi misero fi ne alla dominazione greca sulle
giustamente lo scrittore Sibylle von Cles-Reden, lo sviluppo economico della Toscana, oltre che l‘aumento della
coste tirreniche e limitarono l‘infl uenza ellenica sulle altre coste occidentali del mediterraneo che i vincitori si
sua popolazione, presuppone una struttura politica interna coerente. Sfortunatamente possediamo pochissime
divisero. Così, la Sicilia e la Spagna furono attribuite a Cartagine, mentre gli Etruschi stabilirono il loro dominio
notizie sull‘organizzazione politica dell‘Etruria in quell‘epoca. Sappiamo al massimo che ogni città etrusca
sul Lazio e sulla Campania. Fu proprio questo il momento in cui gli etruschi decisero di espandersi verso nord.
era posta sotto l‘autorità di un principe, o lucumone. La stessa regione era a sua volta organizzata in una
Partiti questa volta dalle lucumonie settentrionali, gli invasori dilagarono nella pianura del Po attraverso i passi
federazione di dodici città, tra cui Arezzo, Caere, Cortona, Tarquinia, Vulci, Volterra ( a sud del basso Arno),
dell‘Appennino toscano. Dopo aver assoggettato le popolazioni indigene, in maggioranza quelle degli umbri, gli
Volsinii. Fondata su solide basi economiche e su un apparato politico abbastanza forte da mantenere l‘unità e
Etruschi raggiunsero le coste dell‘Adriatico che occuparono fi no a Pesaro. In quel paese appena conquistato,
abbastanza elastico da lasciare a ogni città la sua autonomia e la sua libertà d‘azione, l‘Etruria apparve come
gli Etruschi eressero città: come Melpum (Melpo), Verona, Piacenza, Cremona, Parma, Modena, Bologna,
una potenza dominante in Italia. Gli antichi ne hanno conservato il ricordi: „Quasi tutta l‘Italia“ ci dice Catone, „è
Ravenna. Seguendo i loro metodi abituali, i conquistatori etruschi si sovrapposero agli antichi abitanti delle
appartenuta agli etruschi“. Dal canto suo, Tito Livio dimentica per una volta il suo orgoglio
regioni conquistate ai quali apportarono la loro civiltà e le loro istituzioni politiche.
Fu così, che come in Toscana, le città create nella pianura del Po e sulle rive dell‘Adriatico formarono una
È una vera politica imperialista etrusca che viene esercitata a scapito dei Romani. I due aspetti dominanti di
dodecarchia (o federazione di dodici città). Intorno al 480 a.C., nel momento in cui ebbe termine l‘espansione
questa politica sono, da una parte, un vasto programma di costruzione a Roma e, dall‘altra, un piano di conquista
verso nord, la dominazione etrusca si estendeva così su grande parte dell‘Italia moderna, a eccezione, di alcune
delle tribù ribelli del Lazio. Con le mire ispirate da questi due scopi, Tarquinio non esita a impiegare la tirannia, la
province, Piemonte, Liguria, Puglie, Calabria, e di alcune colonie greche. L‘inizio del V secolo segnò perciò
violenza e il terrore. Però alla fi ne del VI secolo gravi avvenimenti politici e militari si prepararono in Campania
l‘apogeo della potenza etrusca. Padrona della maggior parte della penisola italiana, del bacino del mar Tirreno
e nel Lazio, annunciando il declino ineluttabile dell‘impero etrusco. Nel 509 a.C., nel corso di una guerra contro
e di una parte del mar Mediterraneo occidentale, l‘Etruria fu la prima nazione a realizzare l‘unità italiana. Per
i Rutuli ad Ardea, dove Tarquinio aveva stabilito il suo accampamento, il re venne a sapere che a Roma erano
lo meno un abbozzo di quell‘unità, perché proprio al centro dell‘Italia, nel Lazio, l‘iniziativa etrusca si scontrò
scoppiati disordini; senza indugiare, si lanciò al galoppo verso la città, accompagnato da una piccola scorta. Il re
con l‘opposizione sempre più netta degli abitanti di Roma, città che ben presto avrebbe scritto il suo nome a
trovò le porte della città chiuse. Un emissario dei Romani gli comunicò ch‘egli era al bando e che i patrizi romani
lettere d‘oro nella storia universale. Dare a Cesare quel che è di Cesare Gli Etruschi rimasero padroni del Lazio
aveva deciso di prendere in mano le redini dello Stato per abolire la tirannide. Mentre Tarquinio fuggiva verso
fi no alla fi ne del VI secolo, e questa presenza segnò l‘incontro di due grandi civiltà dell‘Italia antica, l‘Etruria e
il nord per rifugiarsi a Caere, sua città d‘origine, il Senato romano, in presenza del popolo riunito, pronunciò la
Roma. La prima aveva allora raggiunto l‘apogeo del proprio sviluppo, la seconda era solo ai primi passi. Ma la
destituzione dei Tarquini e proclamò la Repubblica. L‘espulsione dei Tarquini da Roma nel 509 rappresentava
posterità ha tramandato solo il nome glorioso di Roma, relegando nell‘oblio la civiltà etrusca, più antica e, sotto
per l‘Etruria la perdita di una città-chiave del suo impero. I lucumoni dell‘Etruria non potevano accettare un
certi aspetti, più ricca di apporti originali. Probabilmente perché, contrariamente a Roma che di ciò avrebbe
simile disastro senza reagire. Fu così, che il re di Chiusi, Porsenna, scatenò un‘offensiva contro Roma; la
fatto il suo capolavoro, l‘Etruria fu incapace di costruire uno Stato. „Dare a Cesare quel che è di Cesare“: di
battaglia decisiva ebbe luogo a Aricia. L‘esercito etrusco però, non riuscì a tenere testa alla forte coalizione
questa famosa raccomandazione del Vangelo, la storia no terrà dunque conto nello studio della Roma primitiva,
dei romani e dei popoli latini, rafforzati dai Greci di Cuma. Con questa grave disfatta, nel 506, la situazione
una Roma, bisogna dirlo, etrusca. „Lasceremmo certamente perplesso“, scrive Alain Hus, „più di uno spirito
dell‘impero etrusco divenne critica. Non appena gli etruschi furono cacciati da Roma e dal Lazio, Roma si
improntato a una buona cultura classica affermando che Roma fu innanzi tutto una città etrusca e che, per più
organizzò, infatti, sotto la direzione di una nuova casta di dirigenti, i patrizi. Fondata in realtà dagli Etruschi, che
di un secolo, essa non fu altro che questo.
avevano tracciato le basi del suo urbanesimo e stabilito le sue prime istituzioni amministrative, Roma, divenuta
repubblicana, avrebbe imposto a poco a poco il suo dominio sul Lazio, quindi su tutta la penisola italiana, a
I nostri ricordi di liceo ispirati quasi esclusivamente alla tradizione romana, ci hanno lasciato della Roma primitiva
scapito dell‘Etruria. A partire dal V secolo e fi no alla fi ne del III secolo a.C., due grandi fatti dominarono così
un‘immagine commovente e stereotipata: i due gemelli, la lupa e i famosi sette re. L‘assassinio di Tarquinio il
la storia della penisola italiana: l‘arretramento dell‘Etruria fi no al suo completo assorbimento da parte dello
Superbo resta per noi il simbolo della rivolta repubblicana contro la tirannia, una bella immagine oleografi ca
Stato romano e l‘irresistibile ascesa di Roma. Dopo il suo inserimento nella repubblica romana, che volto ci
formata dai romani della repubblica e religiosamente trasmessa alla posterità. La prima storia di Roma resta
offre l‘antica Etruria? Come le regioni conquistate da Roma nella Penisola, l‘Etruria subì la romanizzazione. La
sempre per noi quella di una città prestigiosa di cui non immaginiamo affatto che sia stata occupata dallo
romanizzazione o processo di assimilazione dei popoli vinti, non fu né rapida né violenta. Ma, pur lasciando
straniero, né tanto meno praticamente fondata da esso. „E questo straniero, é l‘Etrusco.“ La Roma primitiva
alle città sottomesse la libertà di praticare la loro religione e di vivere secondo le loro abitudini, Roma impose
e la Roma etrusca Il Lazio a metà del VII secolo a.C. era popolato da numerose tribù raggruppate in minuscoli
loro un‘amministrazione piuttosto rigida. A fi anco delle città indigene, Roma creò numerose colonie abitate
villaggi; non possedeva né un‘unità politica né un‘unità etnica, tuttavia, davanti alle mire imperialistiche dei
dai Romani. Per facilitare le comunicazioni tra queste colonie e le altre città da una parte, tra la metropoli e
potenti vicini del nord, i villaggi latini si unirono in alleanze difensive. Alla vigilia della grande espansione etrusca
l‘insieme dei territori conquistati dall‘altra, fu costruita una fantastica rete di strade, strade che portavano tutte a
verso sud, le popolazioni latine insediate sulle alture di Roma formarono una federazione militare e religiosa
Roma, secondo il proverbio. Questa rete di strade, le vie romane, costituì una delle opere più durature lasciate
contro il nemico straniero, il Septimontium o federazione dei sette colli. All‘interno di questa federazione, i
dai Romani. Tra le colonie romane in Etruria ricordiamo, Cosa (Ansedonia), nei pressi di Vulci, o anche Alsium
membri conservavano una larga autonomia. In altre parole, in quell‘epoca primitiva della storia, Roma non
o Fregenae. E le vie romane furono particolarmente numerose nella regione etrusca. Tra esse la via Aurelia
costituì una città nel vero senso della parola: il suo nome di Septimontium non ricopriva che una rozza forma
da Roma a Pisa, la via Cassia da Roma a Firenze, che passava per Veio, Volsinii, Chiusi e Arezzo. A poco
di associazione senza nessuna unità politica né potere centralizzato. Costituendo un‘importante incrocio
a poco le città „autonome“ dell‘impero romano si forgiarono a immagine della metropoli, grazie agli scambi
sulla strada della ricca Campania, Roma veniva però a trovarsi in una posizione strategica,. Che gli Etruschi,
continui con le colonie romane. In Etruria, come nelle altre provincie conquistate, la pax romana, si insediò per
nella loro avanzata verso il sud, dovevano conquistare. Alla fi ne del VII secolo, gli Etruschi s‘impadronirono
lunghi secoli. A metà del III secolo, l‘Etruria scomparve politicamente. Ma sopravvisse con i suoi riti meticolosi
dell‘agglomerato: è storicamente stabilito che, fi no alla fi ne del VI secolo, Roma fu governata da tre re etruschi:
e le sue superstizioni. Nella stessa Roma i sacerdoti etruschi continuarono a esercitare la loro arte; i grandi
Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Sfortunatamente esistono pochi documenti storici su
avvenimenti romani furono infatti preparati secondo le premonizioni degli individui etruschi. L‘Etruria vinta si
questo importante episodio della storia di Roma, sebbene fu proprio con i re etruschi che Roma cominciò la sua
prese così la sua rivincita, clamorosa e segreta a un tempo, sulla città che l‘aveva vinta, Roma. Ma questa
ascesa per diventare, qualche secolo dopo, la capitale del mondo. I re etruschi Eletto con larga maggioranza,
sopravvivenza dell‘arte, dei costumi e delle religione etruschi, che si constata in numerosi campi nella Roma
Tarquinio Prisco, divenne re e cercò di consolidare il suo potere conducendo guerre vittoriose contro i villaggi
repubblicana e poi imperiale, non spingerà gli storici romani a esaltare il ricordo della splendida civiltà etrusca,
latini circostanti che gli permisero di allargare il territorio di Roma. Fu Tarquinio Prisco a istituire alcuni giochi per
che in tal modo sprofonderà nell‘oblio Maghi, sacerdoti e indovini: la religione etrusca Nonostante la profusione,
celebrare le vittorie militari, come per esempio, le corse di cavalli, le lotte pugilistiche. L‘usanza dei „giochi romani“
considerevole, di tombe e di monumenti funebri scoperti da lungo tempo sul suolo dell‘Etruria, nonostante
è dunque di origine etrusca. Tarquinio portò a Roma non solo le abitudini del suo paese d‘origine, ma anche le
i numerosi testi che ci hanno tramandato gli storici greci e latini, lo studio delle credenze religiose etrusche
tecniche avanzate degli etruschi in materia economica. Il regno di Tarquinio Prisco durò trentotto anni, ossia
presenta ancor oggi numerose lacune e parecchi misteri. L‘enigmatica religione degli Etruschi suscita tante
dal 616 al 578 a.C. inaugurò l‘era della regalità etrusca a Roma, che sarebbe terminata nel secolo seguente,
controversie appassionate e numerose ipotesi quante le origini di questo popolo misterioso. Divinità oscure,
con la rivoluzione repubblicana nel 509. Servio Tullio succedette a Tarquinio Prisco sul trono di Roma; il suo
ermetiche, incomprensibili Il grande etruscologo, Massimo Pallottino, dopo quarant‘anni di ricerche dedicate ai
regno che durò quarantaquattro anni, fu benefi co per Roma. Egli, come riconosceranno più tardi gli stessi storici
santuari, ai templi, alle iscrizioni e ai monumenti funebri, constata che l‘interpretazione della religiosità etrusca
romani, fu il più grande re e il più grande organizzatore dell‘antica Roma e il secondo fondatore della città dopo
resta un‘impresa diffi cile. Né lui né la folta squadra d‘archeologi che cerca, sotto la sua direzione, di decifrare
Romolo. Tra le più notevoli creazioni di Servio Tullio, va notata nel campo amministrativo l‘istituzione del cens,
il senso delle iscrizioni e delle pitture trovate nelle tombe dell‘antica Etruria, sono riusciti fi nora a sapere se la
o censimento dei cittadini romani secondo la loro fortuna. „É l‘opera più notevole che sia mai stata realizzata
religione etrusca, fatalista, dominata da divinità oscure e incomprensibili, proponeva all‘uomo etrusco precisi
in tempo di pace“ scrisse Tito Livio a proposito del cens, „che ha permesso di suddividere, in proporzione alla
principi etici. Hanno certamente dimostrato che la vita pubblica e privata degli Etruschi era retta interamente
fortuna personale di ognuno, le cariche civili e militari“. Per proteggere Roma, furono costruiti solidi baluardi, noti
dalla religione. Ma nulla prova che questa pratica religiosa si fondasse su basi metafi siche e morali defi nite.
con il nome di mura di Servio Tullio, di cui esistono ancora oggi numerose vestigia. Ma il regno di Servio Tullio
Le triadi etrusche Davanti alle diffi coltà suscitate dallo studio intrinseco di questa strana religione, alcuni autori
doveva fi nire tragicamente. Il re, per premunirsi contro ogni vendetta dei due fi gli di Tarquinio Prisco, aveva dato
hanno cercato di aggirare l‘ostacolo adottando quello che Georges Dumézil chiama „il metodo comparativo“.
loro le proprie fi glie in matrimonio, ma fu proprio una delle due Tullia, che convinse il marito Lucio Tarquinio a
Poiché la religiosità etrusca è ribelle, per se stessa, a ogni tentativo di sintesi, perché non analizzare alcune
sbarazzarsi del padre usurpatore. Passando all‘azione, Lucio Tarquinio, ambizioso e senza scrupoli, incaricò
delle sue componenti, quindi confrontarle tra loro e con le altre religioni? Da parte sua, Georges Dumézil dedica
alcuni mercenari di assassinare il re, dopodiché si proclamò re in nome del diritto dei suoi antenati sul trono di
una lunghissima trattazione alla suprema triade del pantheon etrusco, (Tinia-Uni-Mnerva) e afferma, basandosi
Roma. Cominciato in circostanze tanto funeste, il regno di Lucio Tarquinio proseguì nella tirannia e nel terrore.
su solide basi archeologiche, che questa triade rifl ette il carattere in parte indoeuropeo della religione toscana.
Per il suo atteggiamento altero ed arrogante, il nuovo re si vide ben presto affi bbiare il soprannome di Tarquinio il
„Non vi è religione“, egli scrive, „che non dia un ordine, una struttura, più o meno rigida, più o meno completa,
Superbo. Il nuovo re impose un potere personale assoluto a Roma; negli affari esteri il consiglio privato del re o il
più o meno coerente, all‘insieme delle sue rappresentazioni, soprattutto dei suoi dei. Gli Etruschi non potevano
re stesso decidevano a loro piacimento della guerra o della pace, dei trattati e delle alleanze. La stessa tirannia
fare eccezione. Gli scavi confermano che, prima dell‘esempio del Campidoglio, gli Etruschi avevano un gusto
regnava nel campo interno. Questa è l‘immagine che ci offre la tradizione romana dell‘ultimo dei re etruschi a
particolare per i templi a tre celle, quindi per le associazioni di tre dei“. Il dio Tin: un giovane nudo che regge la
Roma, un tiranno crudele, senza scrupoli, avido, che non esita a violare le legge per arricchirsi. È opportuno
folgore in una mano L‘etruscologo Pallottino ritiene che gli Etruschi siano originari della stessa Etruria. Sono
rettifi care tale immagine per avere un‘idea più conforme alla verità storica del secondo dei Tarquini. Da un punto
autoctoni, indigeni che non possono aver subito altro che l‘infl uenza dei popoli che vivevano nei pressi del loro
di vista etrusco, Tarquinio il Superbo non fa che applicare la legge del vincitore, i conquistatori etruschi, a una
territorio o che avevano con loro un continuo rapporto commerciale. E i vicini più prossimi, i principali clienti
città conquistata, Roma. Sotto Tarquinio, la dominazione etrusca si fa più dura e i metodi più violenti. Egli mette
e fornitori dell‘Etruria erano, naturalmente, i coloni greci stabilitisi da moltissimo tempo nell‘Italia meridionale.
in atto un vero piano di sfruttamento di Roma e delle regioni del Lazio già conquistate, mentre cerca nello stesso
Quindi il mistero della religione etrusca deve essere chiarito con l‘accostamento alle credenze greche. Pallottino
tempo di stabilire nuove colonie etrusche nella provincia con continue guerre.
mette dunque in evidenza la parentela esistente tra il pantheon etrusco e il pantheon greco.
La sua dimostrazione, bisogna ammetterlo, non manca di forza. Secondo questo autore, i Greci hanno fornito agli
Poi la terra sarà spesso scossa da tempeste e turbini che la faranno oscillare. I raccolti saranno frequentemente
Etruschi la maggior parte delle loro divinità. Così gli dei etruschi Letha Laran, Maris, prendono a prestito alcuni
rovinati e abbattuti dalla pioggia e dalla grandine, periranno sotto la canicola, saranno distrutti dalla ruggine.
dei tratti somatici dal dio greco Ares.Ciò non esclude però alcune infl uenze orientali, che appaiono chiaramente
Vi saranno numerosi dissensi tra il popolo. Sappi che simili castighi si produrranno quando avranno luogo tali
in alcune divinità guerriere etrusche, come il dio Tin. Questi, in numerosi affreschi che ornano le tombe di
delitti. Per questo non devi essere né in malafede né in parola fallace. Metti nel tuo cuore i nostri insegnamenti“.
Tarquinia, di Caere o di Vulci, è rappresentato da statuette in bronzo sotto l‘aspetto di un giovane che tiene in
Il cetriolo verdastro e la zucca dai fi anchi rigonfi Gli dei etruschi principali sono Tinia, Uni e Minerva. Essi sono
mano la folgore. Ma queste infl uenze orientali appaiono solo raramente nel pantheon etrusco. E Pallottino cita
paragonabili a Giove, Giunone e Minerva e costituiscono la triade suprema, la vetta del pantheon etrusco,
numerosi esempi di dei greci onorati nelle città etrusche fi n dagli inizi della loro storia. Gli etruschi non hanno
dopo i profeti-fondatori Tagete e Vegoia. Tinia occupa un posto preponderante, simile al Giove romano e allo
sentito affatto il bisogno di modifi care il pantheon greco, nel momento in cui l‘adottavano. „Non mancano divinità
Zeus greco. Il segno essenziale del suo potere è il fulmine, elemento fondamentale come vedremo più avanti,
greche introdotte direttamente in Etruria, come Eracle, che diventa l‘Hercle etrusco e l‘Ercole romano; Apollo
de, dell‘aruspicina etrusca e simbolo della volontà e della potenza divina. Tinia possiede tre folgori, mentre
che , nell‘Etruria, diventa Apulo o Aplu; Artemide che diventa Artumes o Aritimi. Dei, miti e culto si fi ssano sulle
la maggior parte degli altri dei non ne possiede che una sola. A sua volta, Uni prolunga, in un certo senso, il
corrispondenti forme greche. Di questo sincretismo e di queste contaminazioni, i monumenti e i testi etruschi
ruolo di Vegoia giacché è considerata la protettrice della città. Il trasporto a Roma della statua di Uni da Veio
originali sono altrettante testimoniane“. Le tavolette di Pyrgi: un nuovo enigma Ma ora una recentissima scoperta
conquistata fu, ci dice Tito Livio, un avvenimento notevole. Uni, che gode di un grande favore popolare, è di
archeologica viene a complicare maggiormente lo studio delle fonti religiose etrusche. Si tratta di tavolette scritte
volta in volta „la ninfa adorabile“, la „delizia del genere etrusco“, „l‘amante eroica“ e alte metafore altrettanto
in etrusco e in punico trovate, nel 1963, nel santuario di Pyrgi, uno dei porti di Caere. Grazie alla tecnica del
elogiative. Mnerva o Menrva, è spesso rappresentata sui vasi o sulle pareti delle tombe etrusche come una dea
carbonio 14, queste tavolette sono state datate: esse risalgono, a quanto sembra, all‘inizio del V secolo a.C.
guerriera armata da capo a piedi, accompagnata da una vittoria che volteggia attorno alla sua testa. Oltre agli
L‘epigrafi sta francese André Dupon-Sommer, che ha studiato a lungo questo documento eccezionale tradusse
la parte punica dell‘iscrizione ed esaminò poi la parte etrusca dell‘iscrizione, senza poterla decifrare poiché la
dei della triade suprema, tra i più importanti vi è, senza alcun dubbio, Vertumno. Tutti i documenti iconografi ci
lingua etrusca rimane ancora oggi inaccessibile. Egli identifi cò però, il nome del donatore, Tebario Velianas,
etruschi rappresentano Vertumno subito dopo l‘uno o l‘altro dei tre dei supremi. Considerato il principale dio
e il nome della dea etrusca Uni, ossia Giunone. Una successiva analisi minuziosa delle tavolette portò André
dell‘Etruria (Deus Etruriae princeps), secondo certi autori latini, sembra che egli fosse originario di Volsinii.
Dupon-Sommer a scoprire parecchi aspetti comuni nei riti, nelle feste, nei calendari etruschi e punici. Egli nota
Rappresentato spesso sotto l‘aspetto di un giovane imberbe, muscoloso e robusto, egli presiede alle forze
anche che i culti orientali in generale, e particolarmente il culto fenicio, hanno esercitato una „strana seduzione“
creatrici del mondo. È il dio della vegetazione, del „cetriolo verdastro e della zucca dai fi anchi rigonfi “. È così
sugli etruschi. Secondo il grande storico Albert Grenier, la religione etrusca rappresenta la sintesi di numerosi
del resto che egli stesso si presenta nella celebre elegia del poeta latino Properzio: Tuscus ego, et Tuscis orior
elementi venuti sia dai lontani altipiani anatolici sia da tutte le vicine colonie greche dell‘Italia del Sud. La teologia
„Sono Etrusco e uscito dall‘Etruria. Forse il mio nome deriva dal fatto che l‘anno che gira mi ha offerto le sue
etrusca è una teologia duttile, aperta a tutte le correnti straniere. Grenier ci ricorda anche che il popolo etrusco era
primizie. Ma credi in un dio che ti parla di sé: la mia natura si adatta a qualsiasi aspetto; volgimi in quel che
un popolo di navigatori e di commercianti, in costante e continua relazione con le numerose civiltà che fi orivano
vorrai, sarà bello. Perché dovrei aggiungere quello che è il mio più bel titolo di gloria? È nelle mie mani che
sulle rive del bacino mediterraneo. In una lunga e brillante trattazione, l‘autore mette meravigliosamente in risalto
si trovano i meravigliosi prodotti dei nostri giardini: il cetriolo verdastro, la zucca dai fi anchi rigonfi . e nessun
quegli infaticabili viaggiatori che erano gli Etruschi e ce li mostra mentre percorrono i più svariati paesi, mentre
fi ore si apre nei prati senza venire a ornare la mia fronte per appassirvi.“ Un‘Etruria dagli innumerevoli culti
si accostano ai più lontani porti del Mediterraneo, mentre scambiano merci, materie prime e idee religiose. Lo
locali Non ci sembra il caso di tracciare una nomenclatura esauriente di tutti gli dei dell‘Etruria. Il loro numero,
storico Teopompo, „la peggior lingua dell‘antichità“ Come abbiamo già detto, due serie di documenti ci informano
le loro funzioni, le loro rappresentazioni grafi che e persino i loro nomi cambiano a seconda delle città. L‘Etruria
sulla teologia etrusca: da una lato, i documenti archeologici (tombe, templi, santuari e iscrizioni funebri di ogni
antica, come abbiamo detto, non costituiva una nazione, nel senso che oggi diamo a questo termine. Era una
genere), dall‘altro, i documenti letterari tramandatici da alcuni storici greci e romani. Una parte di questi storici ha
confederazione di dodici città, numero del resto spesso contestato dagli storici. Città gelose ciascuna della
minimizzato l‘eredità etrusca per orgoglio nazionale (Roma non deve nulla o quasi, alla civiltà etrusca: questa è
propria indipendenza, delle proprie istituzioni e, naturalmente, dei propri dei. Vertumno possedeva a Volsinii
l‘affermazione che ritorna spesso sotto una forma o sotto un‘altra in numerosi storici della Repubblica romana).
numerosi templi, ma il suo culto era quasi insignifi cante a Populonia che, invece, riservava a Fufl uns, dio del
Altri hanno ceduto al piacere della denigrazione sistematica, come lo storico greco, Teopompo. Di contro, altri
vino e dell‘orgia bacchica, i più bei santuari. Maris, il dio della guerra e dell‘agricoltura, era onorato a Vulci e
autori, come Plinio, Seneca, Tito Livio, Aulo Gellio, Cicerone, che citeremo, hanno tentato di riabilitare l‘eredità
ignorato a Veio. Turms era venerato ad Arezzo e il suo nome sembra fosse sconosciuto a Tarquinia, che pure
religiosa degli Etruschi, sebbene questa riabilitazione si accompagni a volte a un certo partito preso. Il dio
era la „capitale“, se così si può dire, della religione etrusca. Sethlans, il dio del fuoco e della fucina sotterranea,
Tagete: un fanciullo dotato della saggezza di un vecchio Il particolare più sorprendente della religione etrusca
era il dio protettore di Perugia: le vestigia di un grande tempio eretto in suo onore si ergono ancora accanto alla
è che, contrariamente alle religioni greca e latina, essa si basa su una rivelazione. Due profeti uno maschio,
città. Ma non troviamo nessuna traccia di quel dio in città come Chiusi, Vetulonia, Marzabotto, dove gli dei Aplu,
Tagete, l‘altro femmina, Vegoia, hanno rivelato agli etruschi la parte essenziale delle loro regole e dei loro riti
ossia Apollo, ed Hercle, ossia Ercole, godevano di notevole favore. Vi sono anche tracce di numerose divinità
religiosi. È da Cicerone, autore del famoso De divinatione, che dobbiamo il racconto dell‘apparizione di Tagete
femminili come Tiv, dea della Luna; Artumes (Artemide), che si vede spesso su alcuni specchi, in compagnia del
sotto l‘aspetto di un bambino, ma un bambino dotato della saggezza di un vecchio. Per dare una certa autenticità
fratello Apollo; Turan, la dea madre, protettrice della donna e dell‘amore, degli animali, della vita e della morte.
al suo racconto, il famoso oratore romano ci assicura che questa storia fa parte di un‘antichissima tradizione
Sulle pitture, Turan ci appare come una giovane donna spesso nuda o vestita solamente fi no alla cintura. È
etrusca. „Gli Etruschi“, scrisse Cicerone, „raccontano che, sul territorio dei Tarquini, mentre si lavorava la terra,
forse Hera? È Afrodite? È Persefone? Oppure l‘amalgama di tutte queste divinità di cui ella riveste questo o quel
ed era stato scavato un solco più profondo degli altri, ne uscì all‘improvviso un certo Tagete, che parlò a colui
carattere? Vestigia enigmatiche che sono una continua sfi da agli archeologi. Come per molti altri aspetti della
civiltà etrusca, così anche per quanto riguarda le convinzioni metafi siche di questo popolo non sappiamo che
poche cose. Certo, basta percorrere oggi la Toscana e contemplare le sue vaste necropoli, le sue innumerevoli
Questo Tagete aveva, secondo i libri etruschi, l‘aspetto di un bambino e la saggezza di un vecchio. Essendosi il
tombe dalle forme più varie, per rendersi conto che l‘Etrusco era un uomo profondamente preoccupato dal
contadino stupito alla sua vista e avendo gettato un forte grido di sorpresa, vi fu un grande andirivieni di folla e, in
problema della morte. L‘incredibile lusso funebre che si trova in tutte le tombe è là a testimoniarlo. Ma noi
poco tempo, l‘Etruria intera si trovò riunita in quel luogo; allora Tagete parlò a lungo davanti a un gran numero di
ascoltatori, in modo che essi imparassero e affi dassero alla scrittura tutte le sue parole. Il suo discorso riguardò
ignoriamo la causa di questa preoccupazione, come ignoriamo, in defi nitiva, il signifi cato preciso di questo
tutto l‘insegnamento dell‘aruspicina.“ Le imprecazioni di Vegoia contro coloro che spostavano i confi ni La
lusso. Le pitture sontuose, i vasi, le statue, gli oggetti familiari che gli Etruschi prevedevano una vita oltre la
seconda parte della rivelazione etrusca è dispensata da Vegoia che insegnerà al suo popolo l‘arte di interpretare
morte o si tratta di qualcos‘altro? Anche in questo caso l‘impenetrabile mutismo della lingua toscana ci lascia
le folgori, ma soprattutto alcuni riti precisi concernenti la delimitazione dei campi, dei territori e delle città. Un
a tu per tu con queste vestigia, notevoli per quantità, ma di cui ci sfugge completamente il senso fi nale. „I
insegnamento pratico, dunque, molto simile, a mio avviso, ai precetti del Corano, in cui la preoccupazione per la
documenti più signifi cativi“, scrive Albert Grenier, „sono le pitture che ornano le pareti delle camere funebri. Ma
vita quotidiana del credente prevale largamente sulle sottigliezze teologiche. Il Liber Vegoia, raccolta di frasi della
la loro interpretazione pone parecchi problemi. Ecco, per esempio, dell‘epoca arcaica (VI, V secolo), scene di
dea Vegoia, sfortunatamente non ci è pervenuto. Ne restano solo alcuni frammenti riportati da Tarquinio Prisco,
caccia o di ritorni dalla caccia. Che rapporto hanno con l‘oltretomba? Sono espressioni di speranze per l‘altra
storico romano di origine etrusca. Ecco il frammento più importante, e anche il più rivelatore, della sensibilità
vita o ricordi cari al defunto o, più semplicemente ancora, una decorazione della tomba analoga a quella delle
religiosa etrusca. Questo frammento è intitolato Estratto del Libro di Vegoia, ad Arunte Veltimno. (Arunte era il re
più ricche dimore dei vivi? I mostri terrestri o marini che vi si trovano raffi gurati popolano gli Inferi o non sono
di Chiusi, Clusium in latino): „Sappi che il mare è stato separato dal cielo. Ora, quando Giove ebbe rivendicato
altro che motivi decorativi presi dall‘arte greca? Le scene di banchetti, le danze, la musica, i giochi di ogni
la terra dell‘Etruria, stabilì e ordinò che le pianure fossero misurate e i campi delimitati. Conoscendo l‘umana
genere, avvengono agli Inferi o sulla terra? Sono tutt‘altra cosa dalla rappresentazione delle cerimonie che
avarizia e le passioni che la terra suscita, volle che tutto fosse delimitato da confi ni. Questi confi ni, quando
hanno accompagnato i funerali? Ne devono prolungare, fi n tanto che dureranno le pitture, il benefi cio per il
qualcuno, un giorno, mosso dall‘avarizia dell‘VIII che fi nisce, disprezzerà i beni che gli sono stati concessi e
morto?. Più tardi, a partire dal IV secolo, le scene dipinte sulle pareti delle tombe sono localizzate negli Inferi,
desidererà quelli altrui, gli uomini, con manovre dolose, li violeranno, li intaccheranno o li sposteranno. Ma
ma il loro signifi cato non è sempre chiaro.“ Quest‘abbondanza di documenti, come vediamo, non esclude
chi li avrà intaccati o spostati per estendere le sue proprietà e diminuire quelle altrui sarà, per questo delitto,
l‘incertezza. Si ammette generalmente che gli Etruschi, che tendevano fondamentalmente a inumare i loro
condannato dagli dei. Se sono schiavi cadranno in una schiavitù peggiore. Ma se vi è complicità del padrone,
defunti, abbiano dapprima creduto che i loro morti continuassero a vivere nelle tombe, il che spiegherebbe il
ben presto la casa di quest‘ultimo sarà estirpata, e la sua razza perirà per intero. Coloro che avranno spostato i
fasto di questi monumenti. Alcuni di essi infatti sono dei capolavori di architettura, quali ad esempio quelli della
confi ni saranno colpiti dalle peggiori malattie e dalle peggiori ferite, e affl itti nelle loro membra debilitate.
necropoli di Volterra, evidentemente destinati alla scelta aristocrazia della città.
Una violenta frattura nell‘arte etrusca Pur continuando a ignorare gli esatti elementi della metafi sica etrusca,
Essa ha come punto di partenza la ricerca scrupolosa della volontà divina, con tutti i mezzi. Le folgori, i tuoni,
constatiamo però le sue continue variazioni. Grazie a recenti scavi condotti in città etrusche tanto lontane l‘una
le viscere degli animali sacrifi cati, il volo degli uccelli, il corso degli astri, la comparsa delle comete, le piogge,
dalle altre, ci si accorge che la rappresentazione dell‘aldilà muta radicalmente nel V secolo. Prima di questo
i sogni e gli incubi, gli androgini, i bambini a due teste, le nascite premature, gli alberi, le api: tutto è utile ai
periodo, le tombe erano vere case funebri. Le camere in cui riposano i corpi si aprono su un corridoio o sono
maghi, agli aruspici e agli indovini etruschi per calcolare e prevedere l‘avvenire. La „disciplina etrusca“ si divide
disposte attorno ad un atrio. Esse sono largamente arredate e fornite di ricchi utensili domestici. Le pitture murali
essenzialmente in due gruppi: l‘arte di interpretare i lampi, le folgori e i tuoni, l‘arte di leggere nelle viscere
evocano banchetti, feste, cacce, concerti e soprattutto scene di guerra, in cui si vedono soldati etruschi, sottili,
delle vittime sacrifi cate, e infi ne una terza arte, più sottile, quella dei prodigi di cui gli aruspici etruschi devono
dall‘aspetto altero, abbattere i loro nemici. Un clima di felicità e di vittoria si rivela nella scelta dei vivi colori e
penetrare il senso profondo. Segni divini mandati ai mortali L‘arte di interpretare i lampi, tuoni e fulmini, è affi data
dagli armoniosi atteggiamenti dei personaggi. L‘Etruria sembra sicura di sé, prospera, vittoriosa su tutti i fronti.
a qualcuno dei libri sacri etruschi, i libri dei fulmini o Libri Fulgurales. Di questi libri, perduti come la maggior
Come abbiamo visto, è l‘epoca della grande espansione etrusca. Nel V secolo, tutto cambia improvvisamente. I
parte dei documenti religiosi etruschi non ci restano che alcune indicazioni e aneddoti riportati da Seneca, Plinio,
colori diventano meno allegri, più cupi. I rossi vivaci, i gialli splendenti cedono a poco a poco il posto ai colori del
Cicerone, Aulo Gellio e Nigidio Figulo. Quest‘arte si basa, ci spiega Seneca, su una convinzione essenziale negli
lutto, della tristezza e della morte: il viola scuro, il rosso ocra, il blu notte diventano i colori dominanti delle pitture
etruschi: i segni del cielo sono destinati dagli dei a informare i mortali circa le loro intenzioni. Sono dunque „segni
funerarie. La cupa immaginazione che invade l‘arte pittorica etrusca si rifl ette anche nella rappresentazione, più
divini“ che bisogna assolutamente comprendere. „Tra gli Etruschi“, scrive il fi losofo latino di origine spagnola, „gli
contrastata, dei personaggi: uomini, dei e demoni continuano naturalmente a dedicarsi a banchetti e a feste. Ma
uomini più abili nell‘arte di interpretare i lampi, e noi, vi è questa differenza. Noi pensiamo che il fulmine avvenga
i loro atteggiamenti mancano di libertà e di spontaneità. I loro gesti sono più ricercati, i volti inquieti: un tormento
perché vi è stata una collisione tra le nuvole; secondo loro, la collisione avviene affi nché venga scagliato il
segreto, un‘angoscia repressa regnano ormai nell‘arte etrusca. Tormento e angoscia che persisteranno fi no
fulmine. Riferendo ogni cosa alla divinità, essi sono convinti, non che le folgori diano segni perché sono prodotte,
alla fi ne della civiltà etrusca e alla sua completa scomparsa. Il regno dei morti non è più quell‘insieme, quasi
ma che si producano perché hanno qualcosa da annunciare“. Dopo aver così precisato l‘atteggiamento degli
sorridente, di tombe meravigliosamente disposte attorno all‘atrio, ma un mondo tenebroso che si apre sugli Inferi.
Etruschi davanti a questo fenomeno celeste, Seneca, dà una classifi cazione dei fulmini basandosi aggiunge, su
L‘Etruria nel V secolo subisce i suoi primi rovesci: incessanti guerre contro Roma e gli altri popoli italici, disfatte
un‘autorità incontestabile, quella di Aulo Cecina, originario di Volterra e appartenente ad una famiglia etrusca
sulla terra e sul mare infl itte dai Greci dell‘Italia del Sud, lotte intestine tra Tarquinia e Vulci, tra Caere e Chiusi.
ricca e letterata. Esiliato da Cesare, Cecina fu mandato in Sicilia ed è là che scambiò numerose lettere con
La confederazione etrusca a poco a poco si smembra. L‘Impero etrusco agonizza. E la sua agonia si rivela nella
Cicerone, che lo considerava non solo un ottimo scrittore, ma anche un esperto nell‘arte della divinazione.
rappresentazione sempre più terrifi cante dell‘Inferno. Su questo Inferno etrusco, regna un popolo eterogeneo di
demoni e di geni. Il loro numero e i loro nomi, come quello degli dei, variano a seconda delle città e delle epoche.
L‘insegnamento davvero meraviglioso della disciplina etrusca“, scriveva Cicerone a Cecina, „che tu hai ricevuto
Nella Tomba dei sette Camini, a Orvieto, si vede Athrpa, specie di Parca dal viso tormentato, troneggiare in
da tuo padre, il cui merito eguaglia la nascita.“ E‘ dunque su questa fonte sicura che si basa Seneca per
mezzo a un banchetto funebre. Altrove, nella Tomba dell‘Orco, a Tarquinia, si vede Lasa presentare un rotolo sul
classifi care i fulmini: „Se si vogliono classifi care i fulmini, avremo quello che trafi gge, quello che spezza, quello
quale sono scritte le azioni del morto. In altre sepolture, a Tarquinia o ad Arezzo, si vedono alcuni demoni con il
che brucia. Trafi gge quando è una fi amma penetrante che, grazie alla sottigliezza del suo fuoco puro e senza
capo coperto da una testa di lupo, mostri alati a tre teste e con quattro zampe d‘uccello. A Volterra, si incontra
miscugli, può sfuggire attraverso il passaggio più stretto. Fa scoppiare gli oggetti quando è ammassato e vi si
Vanth, demone femminile, dall‘inquietante comportamento. Vestita di un lungo abito color ocra, munita di due
mescola un‘abbondante aria condensata che si gonfi a in tempesta. Mentre la prima ritorna e fugge attraverso
ali, ella tiene in mano un Libro del destino e assiste, impassibile e muta, all‘agonia dei morenti. Qui il realismo
l‘apertura che l‘ha lasciata entrare, la seconda, facendo sentire la sua potenza su un largo spazio, fracassa, ma
etrusco esplode con una rara violenza: i volti dei morti, dipinti con colori che ricordano le carni disfatte, sono
non fora gli oggetti che ha colpito. „La terza specie, quella che brucia, contiene molti elementi terrosi; essa ha
contorti per il dolore, deformati da orribili smorfi e. Un altro demone femminile, Culsu, appare in certe tombe di
la natura del fuoco piuttosto che quella della fi amma. Così lascia vaste tracce di bruciatura, che restano sugli
Volsinii, agitando torce e scacciando spietatamente un corteo di morti. Molti altri demoni sorgono, qua e là, negli
oggetti ch‘essa tocca. Naturalmente, non vi è fulmine senza fuoco, ma noi chiamiamo particolarmente igneo
affreschi delle necropoli toscane: demoni con forca e corna, armati di bastoni, che fanno subire ai morti mille
quello che imprime manifesti segni di combustione, quello che o brucia o annerisce. Esso ha tre modi di bruciare
tormenti. Charun, demone etrusco della morte Ma il padrone assoluto del regno dei morti etrusco, il solo demone
gli oggetti: o li sfi ora con il suo soffi o e causa soltanto un leggero danno, o li consuma, o li accende. Si tratta
che si vede in quasi tutte le pitture funebri è Charun, al quale Franz de Ruyt ha dedicato un‘opera appassionante.
dunque sempre di bruciature, ma queste bruciature differiscono per carattere e intensità (.). „Passo ora alla
Malgrado risalga a qualche decennio fa, Charun, démon étrusque de la mort, resta un classico insostituibile, un
specie di fulmine che annerisce quello che ha colpito. Esso colora gli oggetti o li scolorisce: infatti devo fare una
distinzione tra questi due effetti: un oggetto è scolorito quando il suo colore è rovinato senza essere cambiato;
capolavoro che ha avuto il raro pregio di unire la più dotta erudizione alla chiarezza (contrariamente, purtroppo,
è colorato, quando il suo aspetto diventa diverso, quando, per esempio, volge al blu o al nero, o impallidisce“.
ad altre opere talmente „dotte“ che accostarsi ad esse diventa praticamente impossibile e la cui lettura è diffi cile
Fulmini che scaturiscono. dal terreno Plinio, a sua volta, riferendosi ad alcuni „scritti etruschi“, che la folgore
quanto quella.dell‘etrusco). „Charun comparve nel V secolo“, scriveva Franz de Ruyt. „Diventa addirittura
viene lanciata da nove dei e che vi sono dodici varietà di fulmini perché Tinia-Giove ne lancia tre. Ci riferisce
onnipresente. È il Viso della Morte. Come se si potesse, come se si dovesse da quel momento in poi mostrare
anche una strana credenza etrusca relativa a fulmini che scaturiscono. dal terreno. „L‘Etruria“, riferisce Plinio
che la morte ci sta davanti, che la morte è il nostro comune avvenire e che essa ci fa paura. Si osa esprimere
nel libro II della sua Storia naturale, „pensa che dalla terra scaturiscano fulmini ch‘essa chiama inferiori: la
questa paura, riconoscerla. „Charun: un uomo secondo le apparenze, un uomo molto brutto, ma pur sempre un
stagione dell‘inverno li rende eccezionalmente crudeli ed esecrabili, perché tutte le cose considerate da essi
uomo, il „realismo“ con il quale lo si dipinge o lo si scolpisce è impressionante. Il suo naso è grosso e adunco,
terrestri differiscono dalle cose „generali“ provenienti dagli astri e che nascono dall‘elemento più vicino, che è
le sue orecchie sono allungate e appuntite, i suoi capelli e la sua barba sono mal curati, egli digrigna i denti.
anche, secondo loro, più inquieto. Una prova evidente è che tutti i fulmini alti, che cadono dal cielo, colpiscono
Questo personaggio ha qualcosa di orribile, di animalesco. Nei dipinti si distingue dagli uomini per il colore; è
a zigzag e quelli che essi chiamano terrestri, in linea retta. Ma quel che fa credere che questi ultimi escano
generalmente dipinto di blu scuro. I suoi occhi sono due braci immobili Come vediamo, il demone Charun, il cui
dalla terra, è che essi cadono da un‘origine più vicina degli astri; è vero che essi non rivelano nessuna traccia
nome si ispira al famoso Caronte greco, non ha nulla del tranquillo nocchiero dello Stige,, il coraggioso vecchio
dovuta a un rimbalzo, ma è l‘indizio di un colpo diretto, non di un colpo venuto dal basso. Alcuni cavillano e
che si limita, secondo la leggenda greca, a trasportare i morti sulla sua barca. Il Charun etrusco si avvicina
pensano che questi fulmini incendiari vengano da Marte, come quello che distrusse completamente Volsinii, una
maggiormente allo spaventoso demonio che Virgilio, il poeta latino d‘origine etrusca, descrive nel sesto canto
delle più ricche città della Toscana. Si chiamano „fulmini di famiglia“ i primi che scoppiano quando uno diventa
dell‘Eneide: Terribili squalore Charon, cui plurima mento Canities incultas jacet, stant lumina fl ammae Sordidus
capofamiglia e che predicono il destino per tutta la vita. Del resto si pensa che, per i particolari, la portata dei loro
ex humeris nodo dependet amictus. (E‘ Caronte, demonio spaventoso e repellente; cui una lunga barba bianca e
presagi non oltrepassi i dieci anni, a eccezione dei fulmini che sopravvengono al momento della prima cessione
irsuta scende dal mento; I suoi occhi sono due braci immobili; Un sordido brandello di stoffa legato con un nodo
patrimoniale o nel giorno della nascita, e che per gli Stati essa non superi i trent‘anni, fuorché quando si tratta
Gli pende dalle spalle.) Sui numerosissimi sarcofagi in cui si vede Charun, il demone etrusco castiga, tormenta
della fondazione di una colonia“. Plinio spiega poi il modo in cui gli indovini etruschi procedevano per stabilire
e fa subire ai morti che ha accolto nel suo sinistro reame i più diversi supplizi. Vi è anche un affresco, trovato a
la differenza tra i fulmini favorevoli e quelli sfavorevoli. Quest‘arte in cui, come sappiamo, gli indovini etruschi
Tarquinia, in cui Charun strappa un uomo agli ultimi abbracci dei suoi parenti e gli assesta il colpo fatale! Su una
erano considerati maestri, sopravviverà a lungo tra i Romani ancora molto dopo la scomparsa politica dell‘Etruria
stele di Bologna, Charun appare come un gigante irsuto e terrifi cante sul braccio del quale si erge un uomo a
e il suo assorbimento nell‘impero romano. Vedremo così questi indovini accompagnare nelle loro conquiste le
cavallo. Su altre stele, ad Arezzo, a Volsinii, a Tarquinia, Charun trascina dietro di sé una fauna assortita in cui
legioni romane, scrutare il cielo alla ricerca di segni celesti e consigliare i generali ai quali sono legati. „I fulmini“
si mescolano sfi ngi, grifoni, ippocampi, mostri marini, leoni in atto di divorare. Un solo demone viene a gettare
scrisse Plinio, „che si producono a sinistra del cielo sono considerati favorevoli, perché la parte sinistra del cielo
un pò di luce e di calore umano nel regno tenebroso e crudele di Charun. È un demone maschio, dai lineamenti
è quella dell‘alba e si esamina meno il loro arrivo che il loro ritorno, sia che l‘urto faccia scaturire il fuoco, sia che
regolari, di cui la tradizione etrusca non ha conservato il nome. „E‘ più giovane e più gradevole“, nota Franz
il soffi o se ne torni indietro una volta compiuta l‘opera o esauritosi il fuoco. Gli Etruschi hanno diviso il cielo in
de Ruyt, „e assiste Charun nella sua attività e gli serve in un certo senso da contrasto“ La „disciplina etrusca“
sedici settori per queste osservazioni; ciascuno di essi è diviso a sua volta in quattro settori. Fra questi settori i
Pur non conoscendo la metafi sica etrusca se non attraverso raffronti con le altre religioni, disponiamo però di
più nefasti sono quelli dell‘ovest contigui al nord. così ha molta importanza sapere da dove sono venute le folgori
numerosi documenti che ci permettono di avere una visione relativamente chiara e precisa degli aspetti pratici
e dove si sono ritirate. Così, quando, venute dal primo settore, vi sono ritornate, è il presagio di una fortuna
della religione etrusca, aspetti raggruppati sotto l‘appellativo collettivo di „disciplina etrusca“. Che cos‘è questa
straordinaria, come il prodigio che fu concesso, ci dicono, al dittatore Silla. Gli altri sono proporzionalmente
disciplina etrusca, esattamente? È l‘insieme delle regole che presiedono ai rapporti tra gli dei e gli uomini.
meno favorevoli o nefasti, secondo il settore del cielo in cui appaiono.
Ve ne sono alcuni di cui non è permesso, si pensa, né dare né ascoltare l‘interpretazione, eccetto che quando la
Tutti questi testi sono scomparsi nel naufragio generale della letteratura etrusca. Tuttavia alcuni frammenti,
si rivela a un ospite, al padre o alla madre. Si è riconosciuto quanto fosse vana l‘osservazione di queste regole,
molto piccoli, è vero, e scoordinati, sussistono nelle traduzioni e nelle citazioni che hanno fatto gli autori latini
quando il tempio di Giunone a Roma fu colpito dalla folgore sotto il consolato di Scauro, che diventò ben presto
e greci che ci informano, in modo abbastanza preciso, sulle pratiche dei maghi toscani e i principi che essi
principe del senato. „I lampi senza tuono si producono più di notte che di giorno. l‘uomo è il solo essere animato
mettevano in opera per sondare, attraverso i prodigi, le intenzioni divine, prima di scongiurarli con cerimonie
che il fulmine non sempre uccide; tutti gli altri vengono uccisi all‘istante; è in apparenza un privilegio che la
espiatorie appropriate e capaci di placare la collera degli dei. Vi troviamo la caratteristica fondamentale della
natura gli accorda, mentre una quantità di animali hanno la meglio su di lui in quanto a forza. Tutti gli esseri
religione etrusca; calmando il corruccio celeste, i riti d‘espiazione non hanno altro scopo che ristabilire l‘ordine
animati cadono dalla parte opposta al colpo ricevuto; l‘uomo riprende vita solo se si gira sul lato toccato. Colpito
naturale rotto dall‘apparizione del prodigio. I boati sotterranei: un fenomeno spaventoso e incompreso Un testo
dall‘alto, si accascia, colpito in stato di veglia, lo si trova con gli occhi chiusi; in stato di sonno, con gli occhi
di Cicerone ci rivela la forma e il contenuto di una risposta data al Senato dagli aruspici etruschi nel 56 a.C.
aperti. È proibito cremare un uomo morto in questo modo; la tradizione religiosa vuole che lo si seppellisca. Il
quell‘anno, un violento boato sotterraneo si era fatto udire a Roma, nell‘ager latiniensis e aveva gettato lo
fulmine non appicca fuoco a nessun essere vivente, a meno che non sia già morto. Le piaghe dei folgorati sono
scompiglio nella popolazione della città. In un primo tempo gli indovini, almeno se dobbiamo credere a Cicerone,
più fredde del resto del corpo“. Un documento preziosissimo: il fegato di Piacenza Accanto all‘interpretazione
si accontentarono di annodare con precisione il prodigio sul quale erano stati chiamati a pronunciarsi: „Tenuto
dei fulmini, dei tuoni e di altri fenomeni celesti, l‘aruspicina o esame delle viscere delle vittime sacrifi cate
conto che, nell‘ager latiniensis, si è udito sotto terra un ticchettio accompagnato da un fremito. Era la prima
costituisce il secondo ramo della disciplina etrusca. Tra le viscere, il fegato occupa un posto a parte. Il principio
fase dell‘operazione: una semplice constatazione del fenomeno. In un secondo momento, gli aruspici, in seguito
fondamentale dall‘aruspicina etrusca può essere formulato così: ogni cosa sacra riproduce l‘immagine divina
a pazienti operazioni magiche, riuscirono a trovare i nomi degli dei che avevano manifestato la loro collera con
dell‘universo. Nell‘animale sacrifi cato, il fegato, che è, secondo gli Etruschi, in un certo senso lo specchio dello
quel brontolio: così cominciò la esegesi complessa del prodigio. Questa esegesi era la parte essenziale della
stato del mondo nel momento in cui la vittima è stata immolata. Per questo vi si possono leggere le disposizioni
consultazione aruspicinale, poiché portò alla città impaurita la spiegazione di un fenomeno terribile e incompreso
favorevoli o sfavorevoli e, in linea più generale, tutte le volontà degli dei. Un aruspice, se è abile e ispirato, può
a un tempo, „Le lagnanze“, precisarono dunque gli aruspici probabilmente con la voce sepolcrale che si adattava
indovinare, grazie a un‘osservazione attenta del fegato, le intenzioni più sottili e più nascoste delle divinità.
a queste circostanze, „provengono da Giove, Saturno, Nettuno, Tellus.“ Minacce terribili pesano sulla città
Su questa aruspicina etrusca, disponiamo di un documento molto prezioso: si tratta del famoso fegato di
Perché questi dei erano in collera? La risposta degli indovini a questa domanda posta dal Senato romano era
Piacenza, al quale Georges Dumézil ha dedicato un‘analisi notevole e complessa. Diciamo semplicemente che,
la terza fase della consultazione. Con una minuzia notevole, i maghi etruschi enumerarono le molteplici ragioni
per questo autore, il fegato di Piacenza simboleggia la famosa contrapposizione indoeuropea tra il rotondo e il
che avevano provocato la collera degli dei: „I giochi sono stati celebrati con troppa negligenza e profanati. Luoghi
quadrato. Le interiora non palpitano come di consueto Seneca ci descrive nell‘Edipo il modo in cui procedono
sacri e religiosi sono stati destinati a uso profano. Sono stai messi a morte alcuni oratori, in disprezzo alle leggi
gli aruspici per conoscere la volontà degli dei. Tiresia e Manto si dedicano a un sacrifi cio in presenza di Edipo e
divine e umane. La parola data e il giuramento sono stati lasciati nell‘oblio. Antichi e segreti sacrifi ci sono stati
sembrano terrorizzati dalle anomalie presentate della interiora. E, poiché all‘aruspicina etrusca, ogni anomalia
fatti con troppa negligenza e profanati“. Questa terribile dichiarazione gettò il Senato nel terrore: tanti delitti,
signifi ca rottura dell‘equilibrio naturale e annuncia dunque un cattivo presagio: „Manto - Padre mio, che cos‘è
tanti sacrilegi e tante profanazioni non potevano restare impuniti e gli dei avrebbero certamente castigato la
questo? Le interiora non palpitano come di consueto, sollevate da un leggero moto; esse respingono con
città colpevole di così gravi mancanze all‘ordine divino! I senatori interrogarono allora gli indovini etruschi: quali
violenza per intero le nostre mani e dalle vene sgorgano nuovi fi otti di sangue. Il cuore, completamente alterato,
pericoli minacciavano i cittadini di Roma? Anche là, ed era la quarta fase dell‘operazione, la diagnosi era terribile.
è avvizzito e si nasconde sprofondato in fondo al corpo; le vene sono livide, una gran parte dei lobi dei polmoni
Gli aruspici non cercavano affatto di avere riguardi per i potenti senatori di Roma. Portavoce della volontà divina,
è assente, il fegato corrotto schiuma di nero fi ele e (presagio sempre minaccioso per l‘unità del regno) ecco che
essi dovevano rivelare chiaramente i terribili pericoli che pesavano su Roma. È da temere, dicevano dunque,
se ne innalzano due teste, uguali per la massa dei loro tessuti, e queste due teste hanno ciascuna le loro lesioni
„che per la discordia e il dissenso degli optimates, che assassini e pericoli si preparino contro i padri e i capi, che
nascoste da una sottile membrana che le ricopre, pur lasciando scorgere i loro segreti: il lato ostile si gonfi a
questi siano privati di aiuti, a seguito alla qual cosa le province si allineeranno sotto l‘unica autorità, l‘esercito era
in una massa solida in cui sette vene si tendono tagliate da una linea obliqua che impedisce loro di ritornare
scacciato e avverrà un indebolimento fi nale. È da temere anche che la cosa pubblica sia danneggiata da mene
indietro“. Qualche volta, l‘esame delle interiora può portare a conclusioni ambigue. Se, nell‘esempio citato da
segrete, che uomini guasti e deviati vengano innalzati in dignità, infi ne che la forma di governo sia cambiata“. Il
Seneca, le sette vene situate nel „lato ostile“ non lasciano il più piccolo dubbio sulla collera degli dei, l‘aneddoto
testo di Cicerone non ci dà sfortunatamente la quinta e l‘ultima fase di questa consultazione, ossia i riti espiatori
che riferisce Tito Livio mostra fi no a che punto l‘aruspice debba dar prova di sottigliezza e di discernimento nella
che gli aruspici etruschi non avevano probabilmente mancato d‘indicare ai senatori romani per scongiurare
„lettura“ dei segni divini, soprattutto se essi sono contraddittori. „I consoli romani“ riporta Tito Livio (Storia di
tutti quei pericoli. Malgrado ciò il testo appena citato mette in luce l‘abilità dei maghi etruschi e soprattutto ci
Roma, libro VIII, 9), „prima di marciare in combattimento, sacrifi carono. L‘aruspice etrusco, si dice, fece vedere
rivela l‘importanza del ruolo sociale e politico svolto dagli indovini etruschi nella società etrusca. Raymond
a Decio che, nella parte favorevole, la testa del fegato era mutilata; la vittima, del resto, era gradita agli dei. Il
Bloch spiega quale fu esattamente il ruolo del clero etrusco; spiega, in sostanza, che fu un ruolo stabilizzatore,
che trasportò nel campo della politica i saggi precetti della religione. „L‘atteggiamento fondamentalmente
sacrifi cio di Manlio era riuscito bene. „Sono contento“, disse Decio, „poiché il mio collega è in buoni rapporti con
aristocratico degli aruspici“, dice Raymond Bloch, „si manifesta nell‘annuncio dei pericoli che minacciano lo Stato
gli dei“. L‘interrogazione è equivoca: un segno funesto in una regione favorevole. L‘aruspice predice dunque a
e la classe senatoriale. Essi moltiplicano le difese contro ogni tentativo mirante a sconvolgere l‘ordine costituito
Decio ch‘egli riporterà una vittoria ma che morrà nel corso della battaglia. „Ed è quello che avvenne“, conclude
(.). attraverso tutte le loro risposte, si esprime una tendenza conservatrice che rifl ette molto fedelmente le loro
Tito Livio. I prodigi: avvertimenti rivolti dagli dei agli uomini I maghi e gli aruspici etruschi non erano tenuti solo
costante posizione (.). Gli aruspici sono i conservatori dell‘ordine costituito, i campioni della classe oligarchica
ad afferrare il senso nascosto delle interiora o dei fenomeni celesti; dovevano anche interpretare i prodigi: era il
(.). Il loro atteggiamento non si è modifi cato durante l‘inverosimile durata del loro ministero, dagli inizi dell‘Etruria
terzo ramo della disciplina etrusca. Come i tuoni, i fulmini o il palpito delle viscere, così il prodigio assume, nella
fi no alla fi ne dell‘Impero romano>>. Lungi dunque dallo scomparire nel naufragio politico dell‘Etruria, la disciplina
vita religiosa degli etruschi, un valore essenziale. L‘apparizione di un prodigio spezza infatti l‘equilibrio naturale,
etrusca è infatti sopravvissuta e ha prosperato nel corso di tutta la storia romana. Le ragioni politiche e le ragioni
così importante, come abbiamo visto, nella sensibilità religiosa etrusca. Rompe violentemente il corso naturale
della decadenza etrusca Come ha potuto, un popolo così profondamente religioso, che chiede prova di coraggio
della vita degli individui e anche della comunità e costituisce, proprio per questo, un avvertimento rivolto dagli
e di audacia, che creò la prima e la più brillante civiltà sul suolo italiano, cedere in una completa decadenza?
dei ai mortali. Un prodigio può essere il segno di un avvenimento tanto favorevole quanto sfavorevole. „Un
Le ragioni vanno ricercate non solo nel fatto che i costumi etruschi si siano, per così dire, rilassati, bisogna
prodigio“, nota Raymond Bloch, „é sempre l‘irruzione del sacro nel profano, che testimonia questa o quella
invece trasportare il fenomeno sul piano sia religioso che politico. La religione etrusca era, come abbiamo
modifi cazione nei rapporti tra gli uomini e gli dei: e i primi possono dedurne importanti conclusioni per la propria
già sottolineato, essenzialmente fatalista. Secondo i Libri rituales, libri rituali oggi scomparsi, la durata della
vita. Segno privilegiato offerto all‘osservazione umana, il prodigio entra in pieno nel mondo della divinazione,
nazione etrusca era fi ssata, con un rigore implacabile, in dieci secoli. E noi sappiamo, grazie particolarmente
attività religiosa per eccellenza degli Etruschi, che tanti documenti diversi della letteratura, dell‘epigrafi a e
ai dotti lavori di massimo Pallottino, che la cronologia etrusca comincia nel X secolo a.C., più esattamente nel
dell‘archeologia contribuiscono a farci conoscere“. Il peso delle misteriose forze del destino Confrontando, di
968. „Proprio come“, scrisse quest‘eminente etruscologo, „durante i primi dieci secoli della sua vita, l‘individuo
volta in volta, l‘atteggiamento specifi co dei Greci, degli Etruschi e dei Romani, davanti ai prodigi, Raymond
poteva, con sacrifi ci, premunirsi contro il destino, anche la nazione aveva la possibilità di garantirsi dai colpi della
Bloch constata che quest‘arte è molto diffusa, ma in vari gradi, in tutti i popolo dell‘antichità. Un‘arte molto
sorte. Ma l‘esistenza del popolo etrusco, in quanto individualità etnica, non ha oltrepassato i limiti che i Tirreni
complessa, che consiste nel dedurre da questi segni divini precise indicazioni concernenti il passato, il presente
stessi si erano imposti. questa sottomissione alla fatalità spiega l‘atteggiamento adottato dagli Etruschi della
e il futuro. L‘autore sottolinea come il popolo greco, popolo essenzialmente razionalista, conceda poco posto
bassa epoca: la scomparsa era ineluttabile, prevista da sempre e sarebbe stato vano voler cambiare il corso
a queste strane manifestazioni nell‘ordine naturale delle cose. „Al contrario“, egli aggiunge „gli Etruschi, che
del destino“. La maggior parte dei documenti archeologici e letterari citati concernono proprio questi „Etruschi
sentono costantemente sopra di sé il peso delle misteriose forze del destino, vi dedicano tutta la loro attenzione
della bassa epoca“, ossia gli etruschi che vivevano le ultime fasi della loro cronologia, fasi dopo le quali non vi
e la loro scienza dei riti. Per i Romani, si vedrà che furono abbastanza superstiziosi da vedere costantemente
sarebbe stato che il nulla e la morte. Il concetto di morte per gli Etruschi Che cos‘era la tomba per gli Etruschi?
attorno a sé, apparire prodigi; ma anche abbastanza prammatici da organizzare solidamente i cicli rituali
Quale concetto essi avevano della morte? Come mai le necropoli etrusche ci danno spesso un senso di gioia
destinati a confermare le promesse e ad allontanare le minacce. È forse di fronte al prodigio che i popoli antichi
di vivere, anziché, come sarebbe più logico il peso dell‘oppressione della morte, come spesso capita invece nei
hanno manifestato maggiormente le caratteristiche della loro religione e del loro genio. Non ci resta oggi quasi
nostri attuali cimiteri?. Dobbiamo subito dire che uno degli aspetti più noti della civiltà etrusca è proprio quello
nulla dei testi sacri etruschi che descrivono l‘arte di „decifrare“, se così si può dire, i prodigi, poiché questi
relativo al mondo dei morti. Questo ha una spiegazione precisa, dal momento che si è sempre preferito dare la
prodigi costituiscono il „linguaggio cifrato“ che gli dei immortali tengono agli uomini.
precedenza allo scavo delle necropoli piuttosto che a quello di centri abitati.
Il motivo era apertamente confessato nell‘Ottocento, allorché non ci si vergognava a dire che le attività di ricerca
Non è dunque un semplice omaggio simbolico al defunto, ma anche un preciso messaggio politico per il mondo
dovevano essere funzionali al reperimento di oggetti d‘arte, per ingrandire ed arricchire i musei. Ora è noto che
dei vivi. Si è in pratica verifi cata nella società villanoviana una profonda trasformazione sociale: da una comunità
lo scavo di un abitato può fornire soltanto risultati sul piano della ricostruzione storica e dell‘interpretazione di un
in cui regnava una sostanziale uguaglianza economica, in cui dobbiamo credere che la proprietà della terra
periodo o di un monumento, ma diffi cilmente restituirà oggetti di un certo pregio e soprattutto interi. Nelle tombe,
fosse collettiva, o per lo meno distribuita in modo equo, nel breve periodo di tempo di circa 150 anni si passa
invece, normalmente i vasi, gli strumenti di osso o di avorio nonché quelli di metallo si rinvengono integri, o al
ad una società fortemente differenziata, in cui gli squilibri economici tra i vari membri del villaggio tendono ad
peggio, comunque ricostruibili, se non sono stati saccheggiati in epoche precedenti. E in ogni caso nella tomba
aumentare sempre di più. E come sempre capita, queste differenziazioni fi niscono di fatto per trasferirsi ben
sono deposti gli oggetti di maggior pregio fra quelli appartenuti al morto, spesso dei veri e propri oggetti-simbolo,
presto anche nelle necropoli, che diventano l‘immagine speculare della società reale. La tomba a camera Non
non quelli che venivano utilizzati tutti i giorni nelle abitazioni. Che idea avevano dunque gli Etruschi della morte?
sorprende dunque che proprio fra la fi ne dell‘VIII e gli inizi del VII secolo a.C., la società villanoviana sia cambiata
Fin dall‘età subappenninica possediamo necropoli ad incinerazione, usanza questa che poi continua per tutta
al punto che molti studiosi hanno intravisto la possibilità di giustifi care, sulla base dei dati archeologici, l‘arrivo
l‘epoca villanoviana. L‘idea di seppellire il morto in un punto vicino alle abitazioni dei vivi, dove si può sempre
di un nuovo popolo, e cioè degli Etruschi. Ne campo funerario in questo periodo si verifi ca un importantissimo
tornare a onorarlo, è però presente anche in comunità più antiche, fi n dall‘epoca del neolitico, se non prima.
cambiamento nel rituale delle sepolture. All‘uso di bruciare il cadavere e raccoglierne poi le ceneri in un
contenitore si sostituisce quello di deporre il corpo per intero all‘interno della tomba, cioè l‘uso dell‘inumazione.
per questi periodi così antichi possediamo anche l‘attestazione che presso le tombe si svolgevano dei veri
Non è per niente inverosimile pensare che questo cambiamento sia stato suggerito proprio dai contatti con
e propri riti, forse per invocare dagli avi la guarigione di malattie. Alla base di quest‘usanza c‘è forse l‘intima
altri popoli, certo è che questa consistente innovazione, che per altro non necessariamente corrisponde a un
necessità umana di ricordare il passato attraverso gli antenati, di cui si deve tramandare il valore e la saggezza.
cambiamento etnico, ha comportato una vistosa rivoluzione nel campo dell‘architettura funeraria. Mentre i vasi
È in fondo per merito di colui che lo ha preceduto che l‘uomo è nato e i vincoli di sangue sono sempre stati, fi n
cinerari occupavano poco spazio e per essi era suffi ciente scavare uno stretto pozzetto, e tutti questi pozzetti,
dalla più remota antichità, fortemente sentiti. In questa maniera nasce il concetto di tomba, che costituisce di
l‘uno accanto all‘altro, formavano dei veri e propri campi d‘urne, adesso occorrono spazi maggiori, le fosse sono
fatto il modo più normale per mantenere una memoria storica, anche se limitata all‘ambito familiare o tribale.
più larghe e più distanziate fra loro, occorre più spazio per depositare lo stesso corredo, cosa che ora avviene
Presso i villanoviani le tombe erano poste lungo le strade di accesso al villaggio, quindi in posti facilmente
ai piedi, o comunque nelle immediate vicinanze del morto. Ma con l‘introduzione dell‘usanza dell‘inumazione
accessibili e visibili, proprio a testimoniare la grande importanza che la „città dei morti“ aveva nei riguardi della
si afferma quasi subito la moda di deporre il defunto, anziché in semplici fosse scavate nella terra o nella
„città dei vivi“. Tutti i giorni, andando nei campi o col gregge, e la sera tornando a casa dopo una dura giornata,
roccia, all‘interno di vere e proprie camere sepolcrali, sia ricavandole nel tufo, attraverso un paziente lavoro di
ognuno aveva così modo di dedicare un pensiero ai suoi morti, ma anche di rifl ettere sui suoi progenitori e
scalpello, sia costruendole con blocchi squadrati, sia integrando le due soluzioni, con la parte bassa scavata
sugli altri abitanti del villaggio, e questa rifl essione non poteva che avere un effetto benefi co e carico di valenze
e quella superiore costruita. Questa innovazione è destinata a mutare, anche geografi camente, il paesaggio
positive socialmente sia per il singolo che per l‘intera comunità. Le tombe villanoviane erano ben visibili perché
dell‘Etruria nelle immediate vicinanze delle città. Al di sopra della tomba, infatti, per renderla più visibile e più
segnalate dalla custodia in pietra, che sporgeva dal terreno, o da altri tipi di segnacoli (cippetti, mucchietti di
facilmente identifi cabile, si costruisce con della terra un tumulo, una sorta di monticello, che per le sepolture
pietre). All‘interno delle custodie di pietra, o dentro pozzetti scavati nel terreno, vi era il cinerario di terracotta,
delle famiglie più in vista raggiungerà spesso dimensioni gigantesche, divenendo una vera e propria collinetta, a
un vaso di forma biconica che era coperto da un elmo nel caso che il defunto fosse maschio, oppure da una
perenne testimonianza della potenza e della ricchezza del defunto. Il visitatore che si addentra nella necropoli di
ciotola nel caso di una donna. Si voleva dunque ricordare anche nell‘aldilà quelle che erano state le occupazioni
Cerveteri, ad esempio, non potrà che rimanere colpito da queste montagnette verdeggianti, che presentano uno
principali del defunto durante la sua vita terrena; la guerra e la caccia, attività tradizionalmente maschili, le
zoccolo rotondeggiante tutt‘intorno, alla base, talvolta di decine di metri di diametro. All‘interno di questi tumuli si
faccende domestiche appannaggio invece delle donne. Qualche volta il vaso cinerario poteva invece essere
aprono delle vere camere sepolcrali, talvolta una, ma non di rado tre o quattro. Il tumulo era in genere utilizzato
a forma di capanna, imitante in tutto e per tutto l‘abitazione di ogni giorno, naturalmente in scala ridotta. Non
da un‘unica famiglia, con sepolture che si aggiungevano man mano che passava il tempo, per anni, talvolta per
secoli. La tomba a camera comporta un radicale mutamento anche nel rituale del funerale vero e proprio; infatti
siamo completamente certi del preciso signifi cato ideologico di questo tipo di cinerario, ma un‘ipotesi non del
ora l‘accompagnamento fi nale del defunto alla sua dimora eterna avviene in maniera differente e sicuramente più
tutto infondata vuole che alla base di questa differenza ci sia una diversa attività, o comunque un diverso ruolo
pomposa. Si può pensare addirittura ad un corteo, che peraltro non è detto che fosse del tutto ignoto al mondo
svolto in vita dal defunto. In particolare, in questo caso, possiamo pensare che si sia voluto distinguere un
villanoviano, mentre la deposizione del corredo deve aver assunto un valore rituale preciso, dal momento che
personaggio di rango, forse un sacerdote, dagli altri abitanti del villaggio, oppure il capofamiglia dagli altri membri
diventa sempre più macroscopico, nel corso del VII secolo a.C., il vistoso aumento del numero e della quantità
della famiglia. All‘interno di questi vasi cinerari erano dunque raccolte le ceneri del morto. Il corpo infatti veniva
degli oggetti che accompagnano il morto nella sua tomba. Nel caso delle sepolture più ricche, quelle dei principi,
bruciato, forse con una cerimonia collettiva cui partecipava tutto il villaggio, e i carboni, le ceneri e i frammenti
per ogni defunto si contano più di cento oggetti, ognuno dei quali carico di valori ideologici e simbolici. Il simbolo
di ossa bruciate venivano poi raccolti e deposti all‘interno del vaso. Insieme con gli avanzi del rogo venivano
di maggiore prestigio è sicuramente ancora il carro di bronzo, quello che veniva usato durante le parate e che
depositati anche alcuni oggetti, il cosiddetto <>. Quest‘usanza sottintende che presso questo popolo vi era
designava il personaggio più importante della cerimonia. La sua presenza nella tomba assume un signifi cato di
già l‘idea, più o meno elaborata fi losofi camente, di una vita ultraterrena. Si voleva così assicurare al defunto
particolare prestigio, perché il carro sottintende infatti il possesso del cavallo, animale nobile ma anche molto
ogni comfort per la vita nell‘aldilà e gli si fornivano gli strumenti necessari per mangiare e bere, come ciotole e
costoso da mantenere, e quindi simbolo di aristocrazia e di ricchezza. Nella tomba a camera però il carro non
attingitoi, oppure le fi bule per il vestiario, nonché altri oggetti di uso quotidiano: il rasoio per i maschi, il fuso per
è più presente come modellino, che doveva ricordare e idealmente sostituire quello di grandi dimensioni usato
le donne. Questi oggetti, di fattura e qualità notevoli, venivano consacrati al singolo defunto e spesso venivano
in vita dal defunto. Ora è invece possibile deporre il carro, quello vero, totalmente realizzato in bronzo. Nelle
spezzati intenzionalmente per evitare che potessero essere riutilizzati in un‘altra sepoltura. D‘altronde la loro
tombe più ricche quindi troviamo questi carri di dimensioni reali, talvolta realizzati con un rivestimento aureo,
utilità era solo simbolica, non certo funzionale! Questo capitava quasi sempre col vaso cinerario biconico, cui
con le pareti riccamente istoriate, che costituiscono spesso degli eccezionali oggetti d‘arte. Possiamo facilmente
si spezzava in genere un‘ansa, che veniva poi deposta all‘interno, per comprovare l‘avvenuta consacrazione
immaginare che su questo carro il defunto fosse trasportato all‘interno della tomba, dopo il suo ultimo viaggio
del recipiente. In epoche tarde, anche se l‘usanza non fu mai troppo diffusa, si graffi sce sull‘oggetto il nome del
verso la necropoli, con una cerimonia solenne e imponente, che probabilmente si concludeva con il sacrifi cio
proprietario, con una formula che tradotta in italiano suona in genere così: „Io sono di.“ come se fosse il vaso, o
dei cavalli che lo trascinavano. Una simile cerimonia ci è suggerita dal ritrovamento effettuato da Francesca
comunque l‘oggetto, a parlare. Queste sepolture dovevano anche essere protette da anatemi, da vere e proprie
Boitani durante un recente scavo a Veio dove, all‘interno di una tomba principesca, è stato ritrovato un defunto
maledizioni scagliate contro gli eventuali profanatori. Di esse si conosce anche qualche formula, dal momento
cremato, deposto all‘interno di un‘urna a capanna di bronzo, decorata a rilievo. Quest‘urna era collocata proprio
che in alcuni casi ci è stata tramandata, sempre graffi ta su qualche oggetto del corredo. La vita ultraterrena è,
sopra un carro bronzeo di grandezza naturale, mentre tutt‘intorno decine e decine di oggetti del corredo funebre
servivano a glorifi care questo principe veiente - che aveva circa trent‘anni come hanno dimostrato le analisi
dunque, concepita come un proseguimento ideale di quella terrena, dove si riproporranno le stesse necessità
delle ceneri - e la sua famiglia. La stragrande maggioranza del corredo funebre è in genere costituita dai vasi
quotidiane, gli stessi ritmi di vita, la stessa divisione sociale del lavoro. Nel X e nel IX secolo a.C. il corredo di
di terracotta. Essi differiscono da quelli dell‘epoca villanoviana per essere realizzati con un‘argilla decisamente
queste tombe è di fatto sempre fi sso, con lo stesso numero di vasi, per lo più fabbricati in rozza terracotta; non
più depurata, spesso fi nissima, lavorata al tornio per renderne più regolare e gradevole la forma. Non di rado
si colgono, dunque, rifl essi di una maggiore o minore ricchezza fra i defunti. Invece a partire dal VIII secolo a.C.,
troviamo oggetti importati da zone lontane, come ad esempio i piccoli vasetti provenienti da Corinto e contenenti
assistiamo a un graduale cambiamento nella composizione del corredo. Accanto a tombe che proseguono con
essenze e unguenti profumati. Ma anche le fabbriche etrusche dimostrano di essere ormai giunte ad un livello
l‘usanza di deporre pochi vasi essenziali, se ne rinvengono altre che presentano un numero di oggetti sempre
qualitativo altissimo, specialmente per il particolare tipo di ceramica conosciuto come bucchero. Il colore nero
più grande e sempre più ricco. In queste tombe cominciano ad apparire manufatti di metalli ancora più preziosi,
lucido delle superfi ci, l‘estrema sottigliezza delle pareti, danno a questi vasi un aspetto quasi metallico. Nella
di argento e di oro. Cominciano anche ad apparire sullo scorcio fi nale del secolo, oggetti in genere di dimensioni
tomba quindi si cerca di ricreare un ambiente quanto più possibile vicino a quello di tutti i giorni, deponendo
ridotte, quindi non di uso ma simbolici, che sono carichi di valenze ideologiche. Parliamo dei <> di bronzo, che
vicino al morto quegli oggetti che possono ricordargli in qualche modo la vita terrena. Ogni oggetto ha un valore
stanno a simboleggiare la particolare ricchezza del proprietario della tomba. La tomba, dunque, non è più solo il
e una simbologia particolare, per esempio i vasi in terracotta, normalmente usati nei banchetti sono una chiara
luogo che tramanda ai vivi il ricordo di un antenato saggio, ma è anche quello dove vengono affermati, o meglio
allusione al mondo godereccio che aveva allietato la vita del defunto. Il ricordo del banchetto è signifi cativo
riaffermati, il prestigio sociale di una famiglia e del suo progenitore che se n‘è andato.
poiché, come ci dicono le fonti letterarie antiche, faceva parte integrante del modo di vivere degli Etruschi.
La presenza di questi vasi vuole riaffermare ancora una volta la potenza economica, dal momento che solo
La scena viene ora ambientata palesemente nell‘oltretomba, come d‘altra parte dimostrano i diafano alberelli Sta
una persona particolarmente ricca era in grado di organizzare un grande banchetto a cui potessero intervenire
proprio qui la più importante novità che troviamo nelle tombe del periodo tardo. ma soprattutto la presenza, sui
numerosi invitati. Era in queste occasioni che, attraverso cibi prelibati e le bevande capaci di inebriare, i musicisti
pilastri degli angoli della camera, di demoni infernali, orribili mostri dalle carni verdastre, con ali e naso aguzzo,
che allietavano la festa con le dolci note del fl auto e i servitori che accudivano con sollecitudine i commensali,
dall‘espressione paurosa. Questi esseri mostruosi prendono il posto, nella struttura compositiva della scena, dei
attraverso gli arredi di casa e il prezioso vasellame, si dispiega a pieno la fastosità e l‘ospitalità del padrone
servitori e dei musici o delle danzatrici delle tombe arcaiche, e credo che questo basti per indicare il profondo
di casa, il simposiarca (colui che presiede il banchetto). Il banchetto rappresenta, dunque, un momento
cambiamento d‘atmosfera. Infatti in questa tomba essa è particolarmente cupa; qui tutto appare triste, sfumato
particolarmente importante nella vita dell‘uomo antico in generale e dell‘Etrusco in particolare, per il prestigio
e diafano; potremo quasi dire che si respira una sorta di aria mistica, tutta incentrata nell‘adorazione dei defunti
che necessariamente comportava la sua realizzazione. Ecco dunque che nel momento di glorifi care un defunto
e nell‘intangibilità della famiglia, unici riferimenti certi per chi continua a vivere. Nelle tombe dell‘epoca giocano
si vuole sottolineare anche quest‘aspetto, augurando al morto che possa ancora banchettare per l‘eternità nel
un ruolo importante le iscrizioni, non solo quelle che designano il personaggio, con nome e cognome, ma anche
mondo degli inferi. La tomba a camera, che abbiamo visto nascere nel VII secolo a.C., si afferma subito fi no
quelle che costituiscono un vero e proprio elogio funebre per il defunto. Non si vuole in altre parole, creare
a diventare il tipico sepolcro delle aristocrazie per tutta la durata della civiltà etrusca. Nella sua realizzazione
possibili confusioni, ogni personaggio deve essere chiaramente identifi cato e qualora ci fossero delle incertezze
formale essa trova però numerose varianti, che forse nascondono diverse ideologie, nelle varie città. A Caere,
interviene l‘iscrizione più lunga, in cui sono espressamente nominate le cariche ricoperte, per fugare ogni
per esempio, essa è sempre connotata come una casa, simile in tutto alla dimora dei vivi. Questo esempio
dubbio. Le imprese compiute dal defunto e le sue qualità umane e morali, non devono assolutamente essere
risulta molto importante dal punto di vista archeologico in quanto ogni particolare consente di desumere quelle
mai dimenticate! Un‘altra novità nell‘ambito delle tombe etrusche tarde è che il corpo dell‘inumato non viene
informazioni sulle abitazioni degli Etruschi che altrimenti rimarrebbero ignote, dal momento che non si possiede
semplicemente deposto all‘interno della tomba familiare, ma viene collocato all‘interno di una cassa di pietra, in
alcuna casa con muri conservati in altezza. La tomba confi gurata come una casa in tutto simile a quella reale,
genere di nenfro, il sarcofago appunto, che rappresenta un coperchio con la raffi gurazione del defunto, e scene
tende a restituire al morto un ambiente conosciuto, familiare che lo accompagnerà nel sonno eterno. Ritorna qui
legate al mondo dell‘aldilà sui lati. Tutti questi cambiamenti sono riconducibili, secondo alcuni commentatori, al
lo stesso concetto ideologico che sta alla base della deposizione del corredo nell‘età villanoviana. Esiste una vita
„presentimento della fi ne“ che avrebbe attanagliato le aristocrazie etrusche. In pratica si è detto che il senso di
ultraterrena e si deve far di tutto affi nché il defunto possa trascorrerla serenamente e quanto più possibile simile a
oppressione che sembra intravedersi dietro alle pitture tombali, in rapporto soprattutto alla gioiosa atmosfera
quella che ha trascorso sulla terra. Il quadro che nelle pagine precedenti abbiamo cercato di descrivere presenta
degli ipogei dell‘età più antica, sarebbe dovuto a ragione storiche. Si è detto in pratica che, poiché il IV secolo
degli aspetti assai utili per confermarci che per gli Etruschi, la morte rappresenta un fatto traumatico che priva
rappresenta il momento d‘impatto e di scontro con Roma, che risulterà poi la grande vincitrice, gli Etruschi
la comunità, e prima ancora la famiglia, di un suo esponente. Esso però deve, almeno idealmente, continuare a
avevano una sorta di „presagio“ della fi ne della loro potenza, un senso di predestinazione che li avrebbero
vivere nell‘aldilà, continuare ad essere un sostegno per i suoi. E questo è possibile solo attraverso un sepolcro;
portati a rinchiudersi dentro un‘ideologia conservativa e mistica che vedeva la morte in maniera cupa, una vera
la monumentalità, di quest‘ultimo, la fastosità delle cerimonie funebri, la ricchezza del corredo contribuiranno
e propria rottura con la vita di tutti i giorni, da vivere come momento drammatico e premonitore delle fi ne di
ad esaltare la gloria personale e del casato, ma anche i più poveri devono aver diritto ad uno spazio, seppure
tutto il popolo etrusco. Questo nuovo pensiero fi losofi co si sarebbe, dunque, evidenziato, nelle atmosfere cupe
piccolo. In ogni caso la morte non cancella la vita, anzi tende a cristallizzare le strutture sociali esistenti, quasi a
e infernali delle pitture, nelle raffi gurazioni di questi mostri demoniaci alati e animaleschi, che accompagnano il
voler garantire una situazione politica e sociale che la vita quotidiana, nella sua lenta ma continua evoluzione,
defunto nel viaggio ultraterrreno. Niente è più falso di tutto questo. È vero che l‘umanità ha conosciuto momenti
di fatto sgretola anno dopo anno. La rappresentazione del mondo intero Come ogni società però, anche quella
di oscurantismo e di paure collettive, di attese mistiche e timorose, ma questo non è di certo il caso degli
etrusca è soggetta a mutamenti che il tempo fatalmente comporta per cui non sorprenderà il fatto di trovare,
Etruschi. Il cambiamento nell‘iconografi a e nell‘ideologia non è dunque dovuto a questo malinconico „senso
nei secoli successivi, profondi cambiamenti dovuti sia ad una naturale evoluzione dei comportamenti e del
della morte“ e nemmeno ad un improvviso impoverimento generale della società. È vero che i V secolo a.C.
modo di pensare, sia alla necessità di adeguarsi alle mutate condizioni storiche. L‘intero mondo etrusco, ma
rappresenta un memento di crisi della società etrusca, ma le famiglie del IV secolo hanno rapporti paritari con
in particolare modo le grandi città dell‘Etruria marittima, Tarquinia, Caere, Vulci, attraversano nel V secolo a.C.
le grandi potenze dell‘epoca. Dobbiamo dunque cercare la spiegazione di questi cambiamenti nella sfera più
un periodo di recessione, di „crisi“, o se si vuole di grandi trasformazioni sociali. Tarquinia è forse la città in cui
propriamente ideologica. La società arcaica è defi nitivamente tramontata, con tutti i suoi ideali, probabilmente
queste trasformazioni si colgono meglio, anche perché le rappresentazioni pittoriche ci forniscono in maniera più
dietro i colpi di lotte sociali che si sono verifi cate nel V secolo a.C. queste lotte hanno signifi cato l‘emergere di
diretta gli aspetti materiali di questo cambiamento. Possiamo così vedere che già nella tomba del Guerriero, di
nuove famiglie, il defi nitivo affossamento di altre, mente qualcuna si sarà tenuta a galla. e questo cambiamento,
poco posteriore alla metà del V secolo a.C. che ripete peraltro i canoni classici della pittura tombale del periodo
come ogni cambiamento effettivo, è stato radicale e oltre ai mutamenti degli assetti politici ed economici, ha
arcaico, oltre al banchetto nella parete di fondo e ad un guerriero, compare anche un „genio alato“, una sorta di
comportato altre profonde trasformazioni nell‘ideologia e nell‘arte, che ne costituisce lo specchio. Così, mentre
fanciullo con le ali che svolazza sulla parete. Questo fatto rappresenta una precisa rottura dei canoni compositivi
vigenti nelle tombe arcaiche, che aveva sì adottato un sistema allusivo e simbolico, che passava però attraverso
nella società arcaica prevaleva l‘aspetto sociale dell‘attività umana e il potere si conquistava attraverso azioni
il formale rispetto della scena „realistica“, spesso volutamente ostentata con l‘inserimento di fi gure lontane
che coinvolgevano interi gruppi di cittadini, ora vi è un marcato ripiegamento verso la sfera del „politico“, che
da qualsiasi parvenza di solennità o di celebrazione. Si era sempre cercato, in precedenza, di mantenersi
non viene più confuso con le cerimonie religiose o con le feste. Si rivolge un‘attenzione precisa verso le cariche
nell‘ambito di scene che venivano immaginate realmente avvenute sulla terra. Qui invece il discorso cambia, i
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