Terapia della malattia di Addison
La malattia di Addison è causata dalla distruzione delle cellule della corteccia surrenalica, più spesso a causa di una
aggressione autoimmune. La terapia della malattia di Addison è finalizzata a ripristinare gli ormoni mancanti
normalmente prodotti dalla corteccia surrenalica, come i mineralcorticoidi e i glucocorticoidi, somministrati sotto forma di
compresse per uso orale. La corteccia surrenalica, inoltre, produce normalmente anche ormoni androgeni o, più
precisamente, composti steroidei convertiti in androgeni da altri tessuti. Soprattutto le donne con malattia di Addison
presentano bassi livelli di androgeni circolanti e, in alcuni casi, esse possono beneficiare di una terapia sostitutiva con
deidroepiandrosterone (DHEA). Se viene intrapresa tempestivamente un’adeguata terapia ormonale sostitutiva, i
pazienti con malattia di Addison vivono una vita normale ed hanno una normale aspettativa di vita.
Terapia sostitutiva con mineralcorticoidi
L’aldosterone, il principale ormone mineralcorticoide, riveste un ruolo chiave nel bilancio idrico e degli elettroliti. In
carenza di aldosterone il corpo perde sodio (NaCl: sale da cucina) ed acqua e la pressione arteriosa scende. I sintomi
della carenza di mineralcorticoidi, quindi, includono fame di sale, vertigini e confusione mentale, soprattutto nel
passaggio dalla posizione sdraiata o seduta alla posizione eretta.
Nella pratica clinica, il fludrocortisone (Florinef ®) è utilizzato per la terapia sostitutiva dei mineralcorticoidi. Se l’introito e
la perdita di elettroliti sono in equilibrio, il fabbisogno giornaliero di fludrocortisone varia tipicamente da 0.05 a 0.20 mg.
La compressa di fludrocortisone viene assunta al mattino. Durante i mesi estivi, e nei climi più caldi, può essere
necessario incrementare la dose giornaliera per compensare l’aumentata perdita di sali ed acqua.
I pazienti con malattia di Addison che sviluppino ipertensione arteriosa necessitano di una rivalutazione specialistica per
escludere che la dose di mineralcocorticoidi assunta non sia eccessiva. In assenza dei segni di eccesso di
mineralcorticoidi il paziente dovrà essere trattato con le terapie anti-ipertensive convenzionali, proseguendo la terapia
Terapia sostitutiva con glucocorticoidi
I glucocorticoidi hanno numerosi effetti fisiologici i più importanti dei quali comprendono la regolazione del metabolismo
energetico e del metabolismo osseo, la modulazione delle risposte immunitarie ed, infine, effetti neuropsichici. I livelli
circolanti di cortisolo variano a seconda dell’ora del giorno: i livelli più alti si osservano, infatti, al mattino, al momento del
risveglio, mentre i più bassi la sera al momento di coricarsi.
La terapia sostitutiva convenzionale dei glucocorticoidi è basata sull’uso dell’idrocortisone (cortisolo), alla dose di 20 mg
+ 10 mg/die, o del cortisone acetato, alla dose di 25 mg + 12,5 mg/die. Il cortisone acetato è convertito dall’organismo in
cortisolo, con perdita di circa 1/5 della dose efficace. La posologia della terapia sostitutiva convenzionale supera
ampiamente la quantità di cortisolo prodotta normalmente dalla corteccia surrenalica ed essa, inoltre, non è in grado di
riprodurre il normale bioritmo giornaliero del cortisolo. Alla luce di ciò, recenti raccomandazioni suggeriscono di
somministrare 10 mg di idrocortisone al risveglio, 5 mg al momento del pranzo e 5 mg nel tardo pomeriggio (o 12,5 mg +
6.25 mg + 6.25 mg, rispettivamente, di cortisone acetato). Nonostante ciò alcuni pazienti preferiscono ancora
suddividere il trattamento in due somministrazioni giornaliere per la difficoltà di ricordare di assumere il farmaco al
momento del pranzo. Altri pazienti, infine, preferiscono suddividere la dose giornaliera del farmaco in quattro
somministrazioni, il che permette una migliore riproduzione del normale bioritmo.
Alcuni specialisti si oppongono all’uso del cortisone acetato, in quanto esso è, di fatto, un pro-farmaco e necessita,
quindi, di essere convertito dall’organismo nell’ormone attivo (cortisolo). Non esiste, però, alcuna evidenza certa che
questo rappresenti un reale problema clinico. Altri specialisti preferiscono utilizzare nell’insufficienza surrenalica
glucocorticoidi sintetici, quali prednisone, prednisolone o desametasone, per ottenere un’azione glucocorticoide più
stabile sia durante il giorno che durante la notte. Nella nostra esperienza questi farmaci sintetici causano più
frequentemente effetti collaterali da eccesso di glucocorticoidi (ad esempio, il sovrappeso), ed il monitoraggio della
terapia risulta più problematico di quello con cortisone acetato od idrocortisone.
Di recente sono state proposte nuove strategie per realizzare una terapia sostitutiva con glucocorticoidi più fisiologica.
Queste sono basate sull’uso di compresse di idrocortisone a rilascio modulato o sull’infusione continua sottocutanea di
idrocortisone (CSHI). Per quanto promettenti questi trattamenti non rientrano nello standard terapeutico attuale della
malattia di Addison, ma potrebbero diventare routine clinica nel prossimo futuro.
I criteri per valutare l’efficacia della terapia ormonale sostitutiva con glucocorticoidi restano poco definiti e difficili da
applicare ai singoli pazienti. Fondamentalmente il medico curante dovrà basarsi soprattutto sui segni clinici per porre
diagnosi di carenza (astenia, dolori muscolari, dolore addominale, iperpigmentazione cutanea) o di eccesso di cortisolo
(incremento ponderale, debolezza muscolare, sintomi psichiatrici) ed adeguare di conseguenza la posologia della terapia
Terapia sostitutiva con androgeni
La corteccia surrenalica secerne normalmente grandi quantità di DHEA che è convertito in steroidi sessuali in altri organi
e tessuti. Una dose giornaliera di 25-50 mg di DHEA (o una dose talora anche minore) è normalmente sufficiente a
ristabilire normali concentrazioni di DHEA, DHEA-S, androstenedione e testosterone in pazienti affetti da malattia di
Addison. Tuttavia, studi clinici controllati non hanno evidenziato un significativo miglioramento dello stato di benessere
generale percepito dai pazienti trattati con DHEA rispetto ai pazienti non trattati o trattati con placebo.
Terapia sostitutiva in corso di insufficienza corticosurrenalica acuta
Un consiglio cardine nella vita del paziente affetto da malattia di Addison è quello di incrementare la posologia della
terapia sostitutiva di almeno due-tre volte in corso di malattie minori intercorrenti, riducendo poi gradualmente la
posologia in modo da tornare entro due-tre giorni, dopo che il disturbo è cessato, a quella iniziale. Una semplice regola è
quella di raddoppiare o triplicare la dose in caso di febbre, dietro consiglio medico. Nel caso di malattie gravi o quando la
corretta assunzione orale delle compresse è resa impossibile dalla coesistenza di vomito o diarrea, adatti preparati
glucocorticoidi dovranno essere somministrati per via parenterale (intramuscolare o endovenosa) sotto forma di boli
multipli o di infusione continua, in rapporto alla gravità della malattia e delle condizioni generali del paziente. E’ poi
importante ricordare di contattare con sollecitudine il medico curante di fiducia, dal momento che molti pazienti con
insufficienza corticosurrenalica acuta richiedono il ricovero ospedaliero per le necessarie cure del caso.
E’ di fondamentale importanza che i pazienti siano dotati, e portino sempre con sé, oltre che una tessera medica che
fornisca istruzioni sul trattamento d’urgenza in caso di crisi addisoniana, un kit di emergenza per la somministrazione
intramuscolare di idrocortisone. E’ inoltre consigliato che i pazienti effettuino la vaccinazione anti-influenzale, oltre alle
necessarie e specifiche vaccinazioni in caso di viaggi all’estero. Questa raccomandazione, tuttavia, non si basa su una
chiara evidenza scientifica e, di conseguenza, l’indicazione all’adozione di queste procedure varierà da paziente a
paziente e da caso a caso, a giudizio del medico curante.
I pazienti possono trarre beneficio da modici incrementi della posologia anche in corso di stress psicologico o di intensa
attività fisica, dal momento che, in condizioni normali, i livelli di cortisolo in queste situazioni aumentano. E’ esperienza
comune che i pazienti imparano ad adeguare autonomanente la posologia dei glucocorticoidi a condizioni stressanti, a
conferma del fatto che tali adeguamenti posologici forniscono un chiaro beneficio clinico, anche se questa indicazione è
spesso poco seguita per timore di un sovradosaggio.
Gravidanza e parto
In linea generale durante la gravidanza si raccomanda di continuare l’abituale terapia con glucocorticoidi, senza
sostanziali modificazioni della posologia. Durante il travaglio ed il parto è però necessario passare alla terapia
endovenosa continua con idrocortisone. Dal momento che attualmente sono generalmente consigliate dosi sostitutive
minori di glucocorticoidi, il rischio di un sotto-dosaggio è particolarmente alto in corso di gravidanza e richiede una
particolare attenzione da parte del medico curante, anche perché i sintomi di insufficienza surrenalica quali nausea,
vomito, vertigini o iperpigmentazione, possono essere facilmente confusi con quelli dovuti alla gravidanza, rendendo
così difficile la corretta valutazione dell’adeguatezza della posologia della terapia sostitutiva.
Le dosi di fludrocortisone spesso devono essere aumentate in corso di gravidanza. La dose di fludrocortisone può
essere adeguata sulla base della pressione arteriosa, dell’eventuale presenza di edema e del dosaggio sierico degli
elettroliti. La terapia sostituiva con androgeni in gravidanza è probabilmente sicura, ma non è stata sufficientemente
testata clinicamente in questa condizione e non è, quindi, raccomandata.
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